Il fenomeno delle borseggiatrici sui mezzi pubblici di Milano è deflagrato grazie anche alla buona volontà di un gruppo di ragazzi, che, prima, con megafoni e, ora, con fischietti e volantini, ogni giorno, va a disturbare malintenzionati che accerchiano pendolari e turisti per alleggerirli di oggetti di valore. "Sono due anni - racconta a Tgcom24 uno dei disturbatori ufficiali con azioni deterrenti - che sono impegnato in questa attività di volontariato. Per essere efficace bisogna entrare nella testa di questi ladri: prevedere i loro attacchi, i loro target, le loro mosse. Operano bande di giovanissimi, spesso non imputabili, e donne incinte, per le quali in Italia non esistono luoghi idonei alla detenzione; conoscono ogni angolo di metropolitana o centro cittadino e sono ben strutturate, con sentinelle e passaggi di refurtiva".
In questa attività lei sembra instancabile. Anche durante questa intervista sta seguendo da lontano una borseggiatrice: la sua è diventata una missione perché è stato a sua volta una vittima?
"Anche a me hanno tentato di strappare il portafoglio qualche anno fa. Ero alla fermata della stazione Centrale di Milano, sulla linea gialla, e sentivo che qualcuno tirava le catenine che lo tenevano agganciato ai pantaloni. Ho fermato questa persona e sono venuto a conoscenza dell'esistenza di questi gruppi di cittadini volontari che cercano di mettere in allerta pendolari e turisti della presenza dei borseggiatori. Così svolgo da due anni più che una missione, un servizio di pubblica utilità, tutto volontariato. E, mentre svento borseggi, scatto foto, giro video da diffondere via social per far conoscere a tutti i volti dei 'predoni'".
Qual è il sistema?
"Ci ritroviamo in gruppo in base agli impegni e ci muoviamo sui mezzi dietro segnalazioni. Questo fenomeno dei borseggi sui mezzi è ampiamente diffuso in Europa e in altre città italiane. Così sul modello di altri cittadini che all'estero compiono azioni di disturbo, cerchiamo di rovinare ai ladri la giornata di 'lavoro'. Ma non lasciateci soli: faccio appello ai cittadini e alle forze politiche senza distinzione, perché il bene della collettività deve interessare tutti".
Appare una impari lotta del bene contro il male?
"Fondamentale è distinguere bene la difesa dall'offesa. Le solite borseggiatrici, quando vengono da noi pubblicamente smascherate, hanno reazioni molto aggressive, lanciano oggetti, colpiscono al volto, graffiano, sputano, spintonano. L'autodifesa anche per noi è molto importante, ma soprattutto diventa essenziale entrare nella testa dei ladri per fare prevenzione. Non è facile capire, però, come pensano di muoversi, quale obiettivo colpiranno... Inseguendoli con lo scopo di allontanarli dalle banchine dei treni, abbiamo visto che si infilano dappertutto, nelle gallerie, scavalcano divieti, entrano in posti interdetti ai non autorizzati. Tutto davvero molto pericoloso, anche per loro".
Così, prima con i megafoni, ora con fischietti e volantini, si allertano pendolari e turisti per evitare che diventino facili prede?
"Sono tutte azioni di disturbo, ma la reazione della gente è strana. In tanti si mettono a ridere, non comprendono quello che stiamo facendo, a qualcuno sembra una pagliacciata. E, soprattutto, chi ora tra i cittadini ha imparato a riconoscere i malintenzionati, attraverso foto e video che diffondiamo via social, o la vittima stessa non deve essere lasciata sola nell'indifferenza generale. I borseggiatori si muovono a coppia o in gruppo e i presenti alle loro azioni criminali non devono voltarsi dall'altra parte, ma unirsi e intervenire per costringerli a scendere dai mezzi e uscire dalla metro, senza il bottino".
I vostri volantini viaggiano anche sui treni regionali e interregionali, si trovano anche in alcuni hotel e negozi cittadini. E' un'azione capillare?
"Sì, vogliamo allertare più gente possibile. E lo facciamo a nostre spese, con i nostri soldi. E a nostro rischio. I borseggiatori agiscono in metropolitana, sui mezzi di superficie, sui treni, nei negozi, dove c'è folla, dappertutto, si mimetizzano, vestono firmato, non danno nell'occhio. E il nostro è anche un gesto politico: raccogliamo firme per presentare esposti e cambiare le leggi italiane con l'obiettivo di fermare questo fenomeno, cerchiamo un dialogo con il Comune, con lo Stato".
Eppure questo fenomeno, che esiste da decenni, sembra ignorato dalle autorità. Come mai?
"Non è proprio così. Le forze dell'ordine sono a noi vicine, senza di loro la nostra azione sarebbe inutile. E le ringraziamo sempre. Ma poi, come dicevo, sono le leggi che vanno cambiate a livello nazionale. Tanti altri cittadini attivi in questo modo in altri Paesi europei ce l'hanno fatta a contrastare i borseggi".
Ha un'arma segreta?
"Ormai le borseggiatrici della metropolitana di Milano mi conoscono per nome, come io conosco i loro nomi. Sono un poliglotta, ho girato tanto il mondo, ma soprattutto riesco a interloquire con loro perché capisco anche il loro idioma, il romanes, un'antica lingua indoeuropea con la quale comunicano rom e sinti".
Da ultimo, un consiglio da dare ai passeggeri?
"Il primo consiglio è senz'altro sempre quello di tenere zaini e borse davanti, non sulla schiena. E soprattutto non bisogna distrarsi, in particolare nelle ore di punta. Abbiamo a che fare con persone furbissime, abilissime. E aumentano di numero in questi giorni di festa. Pensano di restare impunite, ma non sarà così per sempre, le pene si cumulano. Bisogna denunciare sempre e no all'indifferenza, può capitare a tutti di essere vittime".