Il rischio nemmeno troppo velato è quello di consegnarsi chiavi in mano a un controllo del mercato dell'auto elettrica da parte cinese. Spartito simile a quanto già visto con il gas russo soprattutto in Germania e Italia. Mentre l'Europa corre nei prossimi 10 anni verso la fine del diesel e benzina, gli investimenti necessari alla transizione non paiono sufficienti per rendersi autonomi.
Lo evidenzia la banca d'affari americana Goldman Sachs secondo cui l'Occidente per ridurre la dipendenza dalla Cina per le batterie dei veicoli elettrici dovrebbe investire fino al 2030 almeno 160 miliardi di dollari (poco meno di 155 miliardi di euro). Essenziali per ridisegnare filiere, trovare nuovi partner, incentivare gli europei a comprare europeo, spingere le industrie, magari anche quelle cinesi, ad aprire qui le nuove gigafactory per la produzione di accumulatori per la mobilità elettrica.
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Per la precisione, per ottenere una catena di approvvigionamento autosufficiente sarebbero necessari 78,2 miliardi di dollari da investire nelle batterie, 60,4 miliardi di dollari nei componenti e 13,5 miliardi di dollari per l’estrazione di litio, nichel e cobalto, oltre a 12,1 miliardi di dollari per la raffinazione di questi materiali. L'Economist lo evidenziava già nel 2020: la Cina produceva fino a un biennio fa il 69% delle batterie agli ioni di litio di tutto il mondo. Un vero e proprio controllo del mercato. Gli Stati Uniti si sono già mossi con un pacchetto di aiuti all'economia chiamato Inflation Reduction Act che penalizza le imprese che importano verso l'America rendendo più conveniente produrre direttamente sul territorio di Washington.
Ma Pechino corre spedita sull'elettrico e lo fa già da anni. La multinazionale della consulenza PwC stima che entro il 2025 saranno più di 800 mila le auto costruite in Cina ed esportate in Europa, mentre dovrebbero essere meno di 600 mila le auto prodotte e vendute nel nostro continente nel 2025. Per la prima volta nella storia, dunque, Bruxelles e dintorni si troveranno con un saldo negativo fra le auto esportate e quelle importate: 221 mila veicoli nel 2025, destinato poi a crescere negli anni seguenti. In quell'anno la quota di auto prodotte dal Dragone e importate in Europa dovrebbe toccare il 18% secondo gli analisti. Un trend che pare già ben delineato e che in una griglia di partenza verso l'elettrico vede Pechino in testa e Bruxelles indietro e nemmeno di poco.