Luca Traini, il 32enne che il 3 febbraio 2018 ferì sei migranti a colpi di pistola per le strade di Macerata e che per questo è stato condannato in via definiva a 12 anni di carcere per strage, con l'aggravante dell'odio razziale, è arrivato terzo in un poetry slam, una disfida in versi tra poeti e detenuti, che si è tenuta il 14 novembre nel carcere di Barcaglione ad Ancona, dove sta scontando la sua pena. A decidere è stata una giuria popolare, composta da altri detenuti. Ora Traini potrebbe avere la possibilità di partecipare alle finali regionali del campionato nazionale della Lega italiana poetry slam (Lips).
L'iniziativa rientra in un laboratorio di poesia dal titolo suggestivo: "L'ora d'aria", organizzato dall'associazione Nie Wiem, in collaborazione con il Garante dei Diritti delle Marche e con il Comune di Ancona. I primi due classificati sono poeti professionisti toscani, esperti di poetry slam. "L'ora d'aria" è condotta da Luigi Socci e Valerio Cuccaroni, direttori artistici del festival della poesia totale "La Punta della Lingua". La formula del concorso prevede tre incontri preparatori e poi la sfida tra detenuti e poeti: 3 minuti a testa, poesie proprie, costumi vietati.
"Traini aveva partecipato a un incontro nel 2019 - racconta Cuccaroni -, ma in quel momento era esaltato, qualcuno lo considerava un eroe...". L'uomo che Cuccaroni e Socci hanno incontrato nel 2022 è un po' diverso. Pentito? "Diciamo maturato, consapevole del grave errore che ha commesso". Oltre alla passione per la palestra, ora "lo calma stare in mezzo ai libri. Gli abbiamo suggerito di leggere 'Lo straniero' di Albert Camus".
Traini si è impegnato molto per le sue composizioni poetiche in versi liberi: "ci ha anche chiesto un incontro in più per limare un testo dedicato agli occhiali", spiega Cuccaroni. Non è quello con cui ha partecipato al poetry slam, ma ha un legame con il raid di Macerata: "deve portare gli occhiali - aggiunge - perché non vede bene da un occhio, ci ha raccontato che quando era piccolo è stato bullizzato per gli occhiali e quello è stato il primo momento in cui non è riuscito a gestire la rabbia". E ancora ha abbandonato gli occhiali sul cruscotto della sua auto, quando dopo la sparatoria è uscito avvolto in una bandiera tricolore ed è salito sul Monumento ai caduti di Macerata, facendo il saluto romano.
"Il suo immaginario è intriso di elementi di estrema destra, come la mitologia nordica - racconta ancora Cuccaroni -, noi gli abbiamo spiegato che la poesia si fa anche con piccole cose, lo abbiamo indirizzato verso il correlativo oggettivo di T.S. Eliot e Montale". Gli istituti di pena "sono luoghi in cui l'umanità è nuda, sospesa tra l'inferno dantesco e la possibilità di riscatto", conclude Cuccaroni, che spera che un numero sempre maggiore di detenuti "studi e si laurei". Intanto, un altro poetry slam concluderà, giovedì 15 dicembre, "L'ora d'aria" nel carcere di Montacuto con i poeti Paolo Agrati, Matteo Di Genova, Giovanni Monti, Antonio Prenna e i detenuti.