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Sicurezza, Censis: in 10 anni -25,4% reati, ma aumentano le denunce per violenza sessuale

In calo le denunce per omicidi, rapine e furti. Crescono invece quelle per reati informatici e contro la persona 

Cresce la sicurezza in Italia. Secondo il 56esimo Rapporto Censis, negli ultimi 10 anni il numero delle denunce in Italia è infatti diminuito del 25,4%. Ciò nonostante il 51,7% degli italiani teme di rimanere vittima di reati. Cresce invece il numero di denunce di violenza sessuale: erano 4.689 nel 2012, sono 5.274 nel 2021: +12,5%. 

Nel 2012 in Italia erano stati denunciati 2.818.834 reati, nel 2021 sono stati 2.104.114, con una differenza di 714.720 delitti.

Diminuiscono gli omicidi - Nell'ultimo decennio, secondo i dati, sono diminuiti drasticamente i crimini più efferati: gli omicidi volontari sono passati dai 528 del 2012 ai 304 del 2021 (-42,4%), e nell'ultimo anno in 32 province italiane, dove troviamo quasi 11 milioni di residenti, non è stato commesso neppure un omicidio.

In calo rapine e furti in casa - In calo anche la criminalità predatoria: tra il 2012 e il 2021 le rapine sono diminuite da 42.631 a 22.093 (-48,2%), i furti in casa da 237.355 a 124.715 (-47,5%), i furti d'auto da 195.353 a 109.907 (-43,7%).

Milano è la provincia con più denunce - Milano guida la graduatoria delle province in base ai reati denunciati in rapporto ai residenti, con 59,9 reati ogni mille abitanti, a fronte di una media nazionale di 35,7. Seguono Rimini (55), Torino (50,6), Bologna (49,8) e Roma (48,6). Firenze è settima (47,3), Napoli al decimo (42,2).

In aumento i reati contro la persona - Oltre all'aumento delle denunce per violenza sessuale, crescono anche le estorsioni (+55,2% tra il 2012 e il 2021), che rappresentano, secondo il Censis, "una spia della pressione della criminalità organizzata" che aumenta nei periodi di crisi economica.

Aumentano i reati informatici - Infine, aumentano tutti i reati informatici: le truffe e le frodi denunciate nel 2021 sono state 294.649, +152,3% rispetto al 2012, i delitti informatici sono arrivati a quota 22.067 (+200,4% tra il 2012 e il 2021).

Italiani "malinconici" - Secondo il Rapporto Censis, inoltre otto italiani su 10 non sono più disposti a fare sacrifici per cambiare, né per seguire la moda né per fare carriera: "La malinconia a definire oggi il carattere degli italiani". L'83,2% non ha infatti più voglia di sacrificarsi per mettere in pratica le indicazioni degli influencer, l'81,5% per vestirsi alla moda, il 70,5% per acquistare prodotti di prestigio, il 63,5% per sembrare più giovani, il 58,7% per sentirsi più belli. Il 36,4%, inoltre, non è disposto a sacrificarsi nemmeno per avanzare nel lavoro e guadagnare di piu'.

Un clima generale che arriva dopo la sequenza Covid-guerra-crisi ambientale: pensandoci, l'89,7% degli italiani dichiara che prova tristezza, e il 54,1% ha la forte tentazione di restare passivo. Gli eventi globali influenzano fortemente il sentire degli italiani: l'84,5% è convinto che eventi geograficamente lontani possano cambiare improvvisamente la quotidianità e stravolgere i destini. Il 61,1% teme che possa scoppiare una guerra mondiale, il 58,8% che si ricorra all'arma atomica, il 57,7% che l'Italia entri in guerra. Oggi il 66,5% degli italiani si sente insicuro: prima del Covid, nel 2019, la percentuale era 10 punti più bassa.

Si svuotano scuole e università - Scuola e università si vanno svuotando di studenti a causa della contrazione demografica: secondo le previsioni tra dieci anni potrebbero esserci quasi 900mila alunni in meno alle elementari e alle medie; tra vent'anni i giovani in età scolastica potrebbero ridursi di 1,7 milioni.

Inoltre una fragilita' italiana è rappresentata dai Neet, i giovani che non studiano e non lavorano: il Paese detiene il primato in Europa con il 23,1% di 15-29enni a fronte di una media Ue del 13,1%. Al Sud l'incidenza sale al 32,2%. 

Negli ultimi cinque anni, si legge, gli alunni delle scuole sono diminuiti da 8,6 milioni a 8,2 milioni, un -4,7% (-403.356). L'onda negativa si sente in particolare nella scuola dell'infanzia (-11,5%) e nella primaria (-8,3%). Anche nelle università nell'anno accademico 2021-22 si assiste a una contrazione delle immatricolazioni: -2,8% rispetto all'anno precedente (9.400 in meno). Le previsioni descrivono "aule scolastiche desertificate e un bacino universitario depauperato: già tra dieci anni la popolazione di 3-18 anni scenderà dagli attuali 8,5 milioni a 7,1 milioni, e nel 2042 potrebbe ridursi a 6,8 milioni (1,7 milioni in meno rispetto al 2022)".

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