Dottoressa Bertella, quali sono le cause della miocardite? Chi colpisce maggiormente? Quali sono i sintomi a cui è necessario prestare attenzione? Quando rivolgersi a uno specialista? C’è un modo per diagnosticare la patologia prima dell’insorgere dei sintomi? Come si può curare? Ci sono dei consigli di prevenzione da seguire?
La miocardite è una patologia cardiaca. Scopriamo qualcosa in più di questa malattia: cosa la provoca, chi è più a rischio di contrarla, come si manifesta e in che modo si cura.
Dolore toracico acuto, affanno e palpitazioni. Sono i sintomi più comuni della miocardite: una malattia infiammatoria del cuore che può verificarsi a causa di infezioni, un’attivazione anomala del sistema immunitario o l’utilizzo di sostanze stupefacenti o alcol. E, ad esserne più colpiti, sono i giovani, specialmente uomini. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Erika Bertella, responsabile dell’Unità di imaging cardiovascolare di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Dottoressa Bertella, quali sono le cause della miocardite?
"La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco che in genere è correlata a infezioni (batteriche, virali, fungine o micotiche) o a sostanze irritanti (alcool, sostanze stupefacenti, radiazioni o chemioterapici). Quando un’infezione colpisce il cuore, può danneggiare o distruggere le cellule muscolari delle sue pareti. Non sono ancora chiari quali virus determinino un danno diretto del miocardio o quali in realtà scatenino una risposta immunomediata, che porta ad una tossicità nel muscolo cardiaco o se entrambi i meccanismi siano implicati. É stata ipotizzata una possibile associazione con specifiche mutazioni genetiche che possono predisporre ad una maggiore suscettibilità alla patologia infiammatoria miocardica".
Chi colpisce maggiormente?
"Gli ultimi registri sulla miocardite acuta mostrano che si tratta di una condizione che colpisce pazienti relativamente giovani (con un’età media di insorgenza tra i 30 e i 45 anni) e con una prevalenza maggiore nel sesso maschile".
Quali sono i sintomi a cui è necessario prestare attenzione?
"Dolore toracico acuto, dispnea, marcata astenia, palpitazioni o sincope. Il dolore toracico è il sintomo più frequente (85-95% dei casi), seguito dalla dispnea (19-49%) mentre la sincope occorre nel 6% dei casi. Spesso i sintomi sono associati o preceduti da febbre (65% dei casi) o da sintomi simil-influenzali (disturbi gastrointestinali, mal di gola, tosse). Non bisogna poi sottovalutare le abitudini di vita che possono esporre ad un maggiore rischio, come l’utilizzo di farmaci o sostanze tossiche (in particolare cocaine e anfetamine)".
Quando rivolgersi a uno specialista?
"Le miocarditi hanno un ampio spettro di presentazione, nella maggior parte dei casi decorrono in modo lieve e con una risoluzione spontanea, tuttavia non è una condizione da sottovalutare e in caso di comparsa di sintomi ingravescenti, soprattutto se associati a recenti infezioni, è consigliabile rivolgersi allo specialista. Eventi sincopali o riscontro di aritmie possono essere una manifestazione di patologia infiammatoria miocardica anche in persone completamente sane (ad esempio sportivi agonistici)."
C’è un modo per diagnosticare la patologia prima dell’insorgere dei sintomi?
"Non esiste un modo per fare diagnosi prima dell’insorgenza dei sintomi, trattandosi di una condizione che presenta un quadro spesso molto aspecifico e imprevedibile. É possibile tuttavia fare una diagnosi precoce, evitando di arrivare a danni estesi del miocardio. ECG ed Ecocardiogramma fanno parte delle valutazioni di base del paziente con sospetta miocardite, ma tuttavia possono risultare spesso falsamente negativi, soprattutto nelle fasi iniziali di malattia. La risonanza magnetica cardiaca è attualmente l’esame più preciso permettendo di riconoscere la presenza di un’infiammazione (che denota una malattia in fase acuta, cioè in corso da meno di 4 settimane) o di un danno anche millimetrico che potrebbe essere l’esito a distanza di una precedente miocardite. Altro esame, che consente di identificare uno stato infiammatorio e che può essere molto utile in caso di malattie infiammatorie multiorgano, è la PET (positron emission tomography), benché meno utilizzata. Infine, la procedura che è attualmente considerate il gold standard per la diagnosi eziologica della miocardite è la biopsia endomiocardica: tuttavia, trattandosi di una manovra invasiva (1-2% di complicanze) viene riservata a casi specifici ed effettuata in centri ad alta specialità".
Come si può curare?
"Esistono delle terapie specifiche a seconda dell’eziologia della miocardite. In generale la terapia immunosoppressiva è utilizzata nella maggior parte delle miocarditi virus-mediate, tuttavia in base al tipo di agente, alle caratteristiche del paziente e alla fase della malattia si potranno utilizzare anche farmaci antivirali o immunostimolanti".
Ci sono dei consigli di prevenzione da seguire?
"Tutte le buone abitudini di vita migliorano il nostro profilo di rischio, anche nel campo delle patologie infiammatorie. Evitare l’utilizzo di sostanze stupefacenti o l’abuso di sostanze tossiche, mantenere una corretta igiene personale, praticare regolare attività fisica e avere un’alimentazione sana: tutto concorre nel proteggerci da eventi acuti o, in caso di infezione, favorisce un decorso più rapido e meno complicato. In caso di note malattie autoimmunitarie o in presenza di terapie che possono scatenare una anomala risposta immunitaria, è consigliabile sottoporsi con regolarità a controlli cardiologici".