Addio a Gerardo Bianco. Lo storico esponente della Democrazia cristiana è morto a Roma a 91 anni per un improvviso peggioramento dopo un intervento che aveva subito. Tra il 1990 e il 1991 è stato ministro dell'Istruzione nel sesto governo Andreotti.
Alla Camera dal '68 al 2006 - Deputato per nove legislature dal 1968 al 2006, Bianco ha ricoperto diversi ruoli parlamentari, tra cui quello di capogruppo della Dc. E' stato anche segretario del partito popolare italiano e presidente dell'Associazione ex parlamentari.
La questione meridionale - Originario di Guardia Lombardi, in provincia di Avellino, Gerardo Bianco, laureato in lettere classiche, è stato docente universitario di letteratura e storia della lingua latina all'Università di Parma. Ritenuto uno dei più esperti e attenti meridionalisti, era presidente dell'Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno (antica associazione fondata nel 1910 che ha avuto tra i suoi esponenti, tra gli altri, anche Benedetto Croce).
Il ricordo di Franceschini - "Gerardo Bianco era un uomo libero, colto, coraggioso, buono. Senza di lui non sarebbe nato l'Ulivo e soffriva che questo non gli fosse pienamente riconosciuto. Era antico e moderno insieme, custode della nobiltà della politica ma capace di capire il nuovo. Uno dei Grandi della Democrazia Cristiana. Per me un amico e un maestro. Ciao Gerardo". Così il senatore democratico ed ex ministro della Cultura, Dario Franceschini.
Dopo la fine della Dc - Dopo aver aderito alla causa della Dc per la maggior parte della sua carriera, infatti, nel '94 dopo Mani Pulite, Bianco aderì al Partito Popolare italiano. Le sue divergenze con Rocco Buttiglione rappresentarono le due anime di questo partito fino alla separazione del '95 quando Buttiglione mantenne lo storico simbolo dello scudo crociato (dando vita ai Cristiani democratici uniti) mentre Bianco mantenne il nome del partito di Partito popolare italiano.
La nascita dell'Ulivo - Gerardo Bianco contribuì poi in maniera decisiva, come ricordato da Franceschini, alla nascita dell'Ulivo (con cui si unì in coalizione alle Politiche del '96) e all'elezione di Romano Prodi alla presidenza del Consiglio. L'anno successivo lasciò la segreteria del Partito popolare italiano, rimanendone presidente fino al 1999.