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La seconda vita delle capsule di caffè  

Re-Fè, la start-up che trasforma gli scarti del caffè in nuove risorse

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Ogni anno al mondo vengono prodotti 576.000.000 Kg di rifiuti di capsule di caffè, pari al peso di 60.000 camion. Il problema principale che impedisce il riciclo delle capsule di caffè è l’incapacità di separare le diverse componenti a livello industriale: l’alluminio di per sé è riciclabile al 100% ma i resti dei fondi di caffè creano un mix non supportato dai centri di riciclaggio. Ad oggi, infatti, i programmi di raccolta delle capsule non sono abbastanza efficaci per poter risolvere questo problema. La semplice azione di separare il packaging in alluminio e in plastica dai fondi di caffè e smaltirli negli appositi box, rende i singoli componenti riciclabili e riutilizzabili, mantenendo la circolarità e dandogli una seconda vita.

Su circa 48 miliardi di unità di capsule del caffè che ogni anno vengono immerse prevalentemente nel mercato di Europa e Nord America circa un terzo sono in alluminio. Questo numero di capsule corrisponde a circa 576 mila tonnellate di rifiuti prodotti, di cui solo una minima parte viene riciclato. Una cialda in alluminio ci mette fino a 500 anni per decomporsi, una bottiglietta di plastica ce ne mette circa 400.

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In questo contesto si colloca Re-Fè, start-up trevigiana che ha inventato uno speciale apri-capsule manuale in grado di separare la capsula in alluminio dai fondi del caffè, uno strumento utile ed esteticamente elegante. L’obiettivo è dare un nuovo valore agli scarti da caffè riciclandoli, trasformandoli così in nuova risorsa seguendo i principi dell’economia circolare del Green Deal Europeo e del New European Bauhaus. L’idea, nata da un anno di ricerca e prototipazione fai-da-te, unisce le conoscenze e le competenze di quattro giovani creativi specializzati in design, comunicazione, ingegneria e sostenibilità. Un progetto ambizioso che ha permesso alla start-up di classificarsi al primo posto alla Treviso Creativity Week 2022.

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