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Norvegia: cala il numero di ragazze che giocano ai videogiochi, secondo uno studio

Solo sei ragazze su dieci di età compresa tra i 9 e i 18 anni giocano ai videogiochi, secondo una nuova indagine del gruppo Norwegian Media Authority

IGN

Negli ultimi anni, il settore dei videogiochi ha fatto registrare un grande incremento in termini di nuovi giocatori: complice la pandemia, i numeri degli amanti di PC e console sono aumentati esponenzialmente, dai bambini agli anziani. Sembra però che non tutte le categorie abbiamo mantenuto tali numeri: secondo uno studio condotto dall'ente governativo norvegese che si occupa di comunicazione e nuovi media, sempre meno ragazze giocano ai videogiochi rispetto alla controparte maschile.

Il sondaggio rivela che nove ragazzi su dieci tra i 9 e i 18 anni giocano ai videogiochi, mentre sono soltanto sei su dieci le ragazze che si dedicano costantemente al gaming.

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La percentuale femminile è diminuita di 17 punti in percentuale rispetto al 2020, secondo l'indagine Children and Media dell'ente Norwegian Media Authority. Secondo lo studio, il 76% delle persone di età compresa tra 9 e 18 anni gioca ai videogiochi su diversi dispositivi (si tratti di smartphone, computer o console), mentre il calo maggiore si è registrato tra le ragazze di età compresa tra 15 e 18 anni.

Le ragioni di questo fenomeno sono molteplici: le ricerche dimostrano che le giocatrici devono affrontare aspettative e reazioni diverse rispetto agli uomini e che sono maggiormente esposte al rischio di molestie sessuali verbali e visive rispetto agli uomini.

L'Autorità norvegese ha condotto lo studio con l'obiettivo di sensibilizzare verso una cultura dei giochi più inclusiva. "Il fatto che qualcuno smetta di giocare ai videogiochi a causa del linguaggio scurrile e delle molestie basate sul genere è una sfida che noi, come società, dobbiamo prendere sul serio", ha affermato Mari Velsand, direttrice di Norwegian Media Authority. " Dobbiamo occuparcene nello stesso modo in cui affrontiamo le sfide culturali, il bullismo e le molestie in altri contesti".

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