Se esistesse un Armageddon perfetto, quello che si abbatte oggi nei confronti dello sci e della montagna ci assomiglierebbe molto da vicino. Riscaldamento globale, nevicate sempre meno frequenti, costi dell'energia per l'innevamento triplicati o forse più, lo stesso per gli impianti di risalita e iperinflazione che ha reso tutto più caro per gli appassionati. Per questa stagione trovare uno skipass giornaliero a meno di 60 euro nelle grandi stazioni sarà un miracolo su cui non fare troppo affidamento.
Un vero e proprio sport per ricchi. I primi segnali allarmanti si sono registrati nelle scorse settimane con l'annullamento delle gare di Coppa del Mondo a Cervinia. Troppo caldo, neve non sufficiente e troppo pericoloso gareggiare. Il costo dell’energia, negli scorsi anni, pesava tra l’8% e il 15%, sul budget delle stazioni secondo l'associazione di categoria ANEF, mentre ora ha abbondantemente superato il 30%. Non è un caso che alcuni comprensori, come Panarotta in Trentino, abbiano già dichiarato la non riapertura per cause economiche. Questi numeri come detto si abbattono come una slavina sui prezzi degli skipass: Dolomiti Superski passa da 67 a 74 euro per un giornaliero, Bormio da 46 a 52, Courmayeur da 56 a 61 e Livigno da 52 a 59 euro. Rincari medi del 10-12% su tariffe che già erano aumentate post COVID.
Secondo una recente indagine del centro di ricerca Eurac Research, con un aumento della temperatura di 4°C, la percentuale di impianti sciistici accessibili si ridurrebbe al 12% rispetto a quelli attuali: ovvero a circa 180 sui 1500 attualmente in funzione in Italia. Un dato che non lascia spazio all'ottimismo considerato che sulle Alpi entro il 2050 è stimato un innalzamento delle temperature tra i 2 e i 3 gradi. Il riscaldamento globale costa caro in generale, ma per lo sci e la montagna può essere l'ultima valanga.