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Gerusalemme, esplodono due ordigni alle fermate dei bus: un morto e 30 feriti

Sono state due le esplosioni nella Città Santa: coinvolti anche alcuni bambini. La vittima è uno studente canadese di 16 anni

Gerusalemme, esplosione alla fermata dell'autobus

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A Gerusalemme una persona è morta e altre 30 sono rimaste ferite a seguito di due esplosioni avvenute in due diverse fermate di autobus. La vittima è uno studente canadese di 16 anni. Le forze di polizia israeliana, che parlano di possibili attacchi palestinesi, hanno avviato indagini che non escludono la pista del terrorismo. I feriti, di cui uno in grave condizioni, sono stati trasportati presso il servizio di emergenza Magen David Adom.

Due esplosioni - Sono state due le esplosioni che si sono verificate, secondo la polizia. La prima è avvenuta nei pressi di una fermata dell'autobus ai margini della città, dove di solito si accalcano molti pendolari, mentre la seconda è avvenuta a Ramot, un quartiere a nord della città. A Gerusalemme proprio le fermate degli autobus sono spesso il teatro di sanguinosi attacchi o attentati: ad agosto, ad esempio, avvenne una sparatoria proprio contro un autobus nel centro nella città, non lontano dal Muro del Pianto, in cui rimasero ferite diverse persone.

La vittima - La persona morta nell'attacco è uno studente di 16 anni di un collegio rabbinico. Si tratta, secondo i media, di Aryeh Shtsupack, che è deceduto in ospedale per le ferite subite nell'attacco. Il ragazzo viveva nel quartiere Har Nof di Gerusalemme. 

La testimonianza del medico - Entrambe le deflagrazioni sono comunque avvenute nell'ora di punta. "È stata un'esplosione pazzesca. Ci sono danni ovunque", ha detto alla radio dell'esercito israeliano Yosef Haim Gabay, un medico che si trovava sul posto quando è avvenuta l'esplosione. "Ho visto persone ferite e sangue ovunque", ha aggiunto il medico.

Ordigni pieni di chiodi - Il sospetto è che siano stati utilizzati ordigni piedi di chiodi, secondo quanto riportato da The Times of Israel. Stando alla ricostruzione degli agenti, gli ordigni sono stati lanciati in sacchi e fatti esplodere a distanza.

La reazione della Jihad islamica - Le esplosioni sono state definite "operazioni eroiche", lanciate per ricordare agli israeliani che i luoghi santi islamici rappresentano "una linea rossa" che non deve essere oltrepassata. Lo ha affermato Daoud Shehab, un dirigente della Jihad islamica, citato dalla radio pubblica israeliana Kan. Shehab ha diretto in particolare il proprio avvertimento a due dirigenti dell'estrema destra israeliana, Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, accusandoli di aver "fatto irruzione" nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme. 

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