La Parsons Dance torna a Milano, quarta tappa del tour italiano, che si concluderà a fine dicembre, dopo quasi tre anni di fermo forzato. Al Teatro Arcimboldi, dal 24 al 27 novembre, l'iconica compagnia di danza americana guidata da David Parsons porta alcuni dei suoi pezzi cult e due nuove coreografie. "Sul palco luce e movimento e una bellissima sorpresa finale...", racconta il coreografo e direttore artistico: "La danza e l'arte sono per me un potente strumento espressivo e di comunicazione. Il mio obiettivo e quello del teatro è comunicare un messaggio di gioia e offrire un momento di distacco, soprattutto in un periodo di angoscia come quello che stiamo attraversando".
E "Road", una delle due nuove coreografie in programma, sulle note di "Peace Train", di "Trouble" e di altre canzoni iconiche del grande artista nominato a un Grammy Award e ufficialmente entrato nella Rock and Roll Hall of Fame, Yusuf/Cat Estense, sembra essere stata concepita proprio con questo intento: "La sua musica ci conduce in viaggi emozionali con cui tutti noi possiamo relazionarci. I ballerini si muovono da una quinta all'altra del palco, come su una strada... e in fondo tutti siamo sulla strada della vita, che è un viaggio in cui ci sono vari momenti, anche di difficoltà, ma poi la coreografia finisce con Peace Train, che è un pezzo sull’ottimismo, sulla pace, e penso che in questo momento così travagliato della vita, dove ci sono così tante difficoltà e tensione, sia un messaggio di speranza, e agisca come un balsamo, un messaggio di pace...".
Un messaggio di pace che la compagnia di David Parsons trasmette anche e soprattutto attraverso una delle sue regole fondamentali, come spiega lo stesso coreografo: "Essere inclusivi è la regola della nostra compagnia, una eredità che abbiamo dal primo momento e intendiamo portare avanti, non ci sono confini e non c'è razza e già questo è un grosso messaggio di pace... questo è il contributo della danza soprattutto in un momento delicato come questo con un conflitto in corso alle porte dell'Europa...".
Da sempre sinonimo di vitalità, energia, forza fisica e gioia di vivere la Parsons Dance Company è tornata in Italia come se non ci fosse mai stato alcuno stop forzato. La tournée attuale era stata programmata per il 2019 e poi per il 2020. La pandemia ha però annullato tutto: "Anni davvero brutti... Ma non ci siamo mai fermati", racconta Parsons: "Ho cercato di tenere uniti tutti i ballerini, mi sono assunto la responsabilità di essere come una guida per loro, ho cercato di tirarli fuori dai loro appartamenti e di farli ballare, ho trovato dei luoghi dove potessero incontrarsi, solo loro, senza avere contatti con altri, per continuare ad allenarsi e ballare e senza lasciare a casa nessuno, pur non guadagnando un soldo...". Il risultato è visibile sul palco di questo spettacolo, che arriva anche a Milano: forza dirompente e carica positiva all'ennesima potenza, con una grande festa finale a sorpresa. "Abbiamo fatto davvero un buon lavoro e ora siamo pronti per esibirci".
Fondata nel 1985 insieme al Lighting Designer Howell Binkley, vincitore di un Tony Award, morto nel 2020 la compagnia americana è stata in tour in tutti e cinque i continenti, in 30 paesi e in più di 400 città, e si è esibita nei più importanti teatri e festival.
Proprio a Milano nel 1989 la sua prima volta italiana (preceduta da un'esibizione l'anno prima al Festival di Spoleto).
Solo per le repliche romane, sul palco, è tornata con la Parsons Dance, anche la ballerina di "Amici" Elena D'Amario, che con la compagnia ha danzato per quasi dieci anni, per poi lasciare nel 2018: "Non era previsto che restasse così tanto con noi, era venuta in America per un accordo che avevamo stipulato con il programma televisivo italiano, che ci aveva chiesto di far fare uno stage a New York ad una delle sue ballerine... Dopo poco l'ho assunta, eravamo così entusiasti di lei... Ai ballerini chiedo soprattutto una cosa, la passione, chi vuole ballare con la Parsons Dance deve avere questa componente. Il fisico è anche importante, voglio qualcuno che possa fare movimenti di fronte ai quali anch'io stesso rimango incredulo...".
In programma alcuni pezzi amatissimi del suo repertorio, tra cui 'Caught', l'iconico assolo, hit della modern dance definita dalla critica “una delle più grandi coreografie degli ultimi tempi”, che fonde movimento, arte e tecnologia sulle musiche di Robert Fripp e nel quale il danzatore sembra sospeso in aria grazie ad un gioco di luci stroboscopiche, e un classico della Parsons Dance come "The Envelope" (1984). Oltre a "Road" inoltre, un'altra nuova coreografia, un assolo inedito, "Balance of Power", creato da David Parsons per la ballerina Zoey Anderson e per Croix Di Ienno, un altro bravissimo ballerino della compagnia, in collaborazione con il compositore e percussionista Giancarlo De Trizio.
Ispirato al Boléro di Maurice Ravel, anche il ritmo di "Balance of Power" inizia lentamente e in sordina fino a crescere e sfociare in un ritmo frenetico e a tutto volume, in una cacofonia di suono e movimento. Balance, l'equilibrio, ovvero la resistenza e il controllo del ballerino che coordina e accorda i propri movimenti a ciascuno dei suoni percussivi, è certamente chiave in questo pezzo, al punto che sorge spontaneo domandarsi se sia il ballerino che istiga la musica o viceversa. Tra Zoey e Coix che si alternano sul palco, donna e uomo quindi e Zoey a spiccare quasi di più: è straordinaria e ha una fisicità unica. Quello che penso è che le donne sono più brillanti, capaci di tenere “all the shit together”, hanno un fare materno, e sento che l’equilibrio sta cambiando, che le donne stanno cominciando a farsi riconoscere per questa cosa...".
La missione della Parsons Dance è da sempre presentare al pubblico di tutto il mondo delle coreografie che siano stimolanti e, attraverso programmi educativi e di sensibilizzazione, sostenere la danza come forma d'arte. Oltre al lavoro coreografico e alle performances, la compagnia offre, infatti, percorsi di formazione, prove aperte, workshop rivolti ad allievi di scuole di danza e a ballerini emergenti. Tra le tante Parsons ha voluto citare un'iniziativa lanciata nel 2016: gli 'Autism Friendly Programs', seminari e spettacoli, che hanno un occhio di riguardo per chi è affetto da disturbi dello spettro autistico e minimizzano le sollecitazioni sensoriali.