In 145 anni di attività, i suoi vini hanno fatto la storia: grandi classici toscani come Chianti Classico Riserva Ducale e Riserva Ducale Oro, Chianti Ruffino e Brunello di Montalcino Greppone Mazzi, hanno appassionato generazioni di intenditori. Si tratta di vini che da sempre sono il cuore della produzione di Ruffino, storica cantina nata nel 1877 a Pontassieve, sulle colline fiorentine che rappresentano un vero e proprio paradiso delle uve e che ospitano alcune delle aree vitivinicole più importanti del nostro Paese. Ma per un grande vino, oltre che storia e tradizione, è fondamentale anche la capacità di cambiare per rimanere fedele a se stesso, e di evolversi innovando per poter conservare e tramandare le proprie radici.
Per questo Ruffino ha annunciato alcuni mesi fa un percorso di restyling per reinterpretare sotto una luce moderna e contemporanea valori e tradizione che hanno reso l’azienda un punto di riferimento della viticoltura italiana e internazionale. E per farlo la cantina di Pontassieve ha iniziato un percorso di rinnovamento della propria immagine, con un nuovo logo dai tratti eleganti e scultorei: la doppia R contrapposta il cui fluire richiama i due fiumi, Arno e Sieve, che lambiscono Pontassieve; e lo stemma del Chianti, primo vino prodotto dall’azienda.
Oltre al cambiamento del logo, poi, è iniziato anche un percorso di rinnovamento di tutte le etichette che, ha spiegato Sandro Sartor, presidente e amministratore delegato di Ruffino, “tradurrà con coerenza le caratteristiche dei vini che vi fanno parte, sempre privilegiando uno stile elegante e pulito e che unirà sapientemente elementi ormai iconici delle nostre vecchie etichette e altri più contemporanei e freschi”.
Il primo vino a beneficiare del “nuovo corso” di Ruffino è stato Riserva Ducale Oro, il vino più apprezzato e conosciuto della casa fiorentina, che ora si presenta con la sua nuova veste, che enfatizza la qualità del prodotto senza però tradire la sua origine: se la storica etichetta ritraeva la scena della visita del Duca d’Aosta a Pontassieve nel 1890, venuto ad assaggiare quel prodotto che ai tempi era segretamente custodito nelle cantine di Ruffino (e di cui si innamorò al punto da volerlo come prodotto esclusivo dei Savoia), oggi la valorizza posizionando i protagonisti della storia, il Duca e il cantiniere, al centro della cornice visiva, mantenendo il caratteristico colore giallo come elemento di continuità. L'obiettivo era quello di “creare il silenzio” per far sì che gli elementi fossero visibili, cristallini. Anche il marchio doveva avere una nuova posizione: così è stato ripreso lo stemma. Era già lì, poeticamente nascosto, e ora è diventato protagonista.
“Avere un glorioso passato alle spalle - spiega infatti Sartor - non deve rappresentare un vincolo, quanto un’opportunità. Il nostro immenso patrimonio storico deve servire a proiettarci verso il futuro”. Perché, sottolinea, “il futuro è di chi lo ha cominciato. Il futuro inizia oggi”. Ed è per questo che “abbiamo deciso di rendere più contemporanea la nostra veste pur mantenendo uguale il prodotto, anzi, migliorandolo sempre di più. Un vino, per rimanere uguale a se stesso (vale a dire in questo caso una delle più grandi selezioni del Chianti Classico), deve saper cambiare”.
Ma per farlo, per valorizzare opere d’arte quali Riserva Ducale Oro, chiarisce l’ad di Ruffino, è necessario che questa evoluzione sia inserita in un contesto di amore e di passione per il territorio e per l’ambiente nel quale questi prodotti nascono. E per questo è fondamentale un percorso di sostenibilità che la cantina pontassievese ha già intrapreso da tempo con il progetto Ruffino Cares. Nato nel 2018, da iniziale contenitore di iniziative legate alla Corporate Social Responsibility è divenuto una colonna portante della strategia aziendale che ha portato Ruffino ad abbracciare ambiti sempre più complessi.
“Ruffino Cares – spiega Sartor – è un progetto a lungo termine, ambizioso, che ha l'aspirazione di rappresentare quello che l'azienda desidera far vivere nella sua essenza di marchio: la bellezza buona e sociale. Il tutto è certificato in un Bilancio di Sostenibilità che presentiamo di anno in anno”. E i risultati, concreti e tangibili, ci sono già: “Essendo agricoltori – sottolinea l’ad – il fattore ambientale è naturalmente molto importante e su questo ci sentiamo custodi del territorio che abbiamo a disposizione. Oggi, il 51% dei vigneti di Ruffino ha completato il percorso di conversione al biologico ed entro due anni si completerà definitivamente, coprendo il 100% della superficie vitata”. Una sfida ambiziosa che permetterà all’azienda di ridurre il suo impatto ambientale e di soddisfare le esigenze dei consumatori sempre più attenti a scegliere prodotti sostenibili. Anche perché l’approccio integrato di Ruffino riguarda anche fornitori e partner: l’obiettivo è utilizzare il 100% di uva da fornitori sostenibili o certificati biologici e di convertire il 100% delle auto aziendali in modelli elettrici o ibridi. E il 100% dei siti di produzione è già certificato secondo il sistema di gestione ambientale ISO 14001:2015.