In occasione dei 110 anni dalla nascita di Robert Capa, il Mudec di Milano rende omaggio al grande fotografo ungherese con una mostra personale che ripercorre i principali reportage di guerra e di viaggio realizzati durante vent’anni di carriera. Anni che coincisero con i momenti cruciali della storia del Novecento. E che ha raccontato restando sempre fedele al suo celebre aforisma: “Se le tue foto non sono abbastanza buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino”. La mostra “Robert Capa. Nella Storia”, dall’11 novembre al 19 marzo 2023, riunisce un corpus di oltre 80 stampe fotografiche, alcune delle quali mai esposte prima in una mostra italiana, accompagnate da alcuni documenti d’epoca provenienti dalla collezione di Magnum.
"La foto è una sezione di un fatto, che mostra la realtà vera a chi non era presente molto più di quanto possa fare l’intera scena”. Robert Capa ha inventato la figura del fotogiornalista come testimone che rischia la vita per essere sempre al centro dell’azione, dalle trincee spagnole allo sbarco in Normandia.
Attraverso i suoi ritratti in bianco e nero e i suoi reportage di guerra e di viaggio, l’obiettivo del fotografo fece conoscere al mondo non solo gli orrori e le miserie dei tanti conflitti armati che caratterizzarono il secolo scorso e i volti degli uomini e delle donne che fecero la Storia, ma anche la vita quotidiana fatta di piccoli momenti di gioia e voglia di riscatto, di presente e futuro, di realtà e di sogni delle persone comuni, indifferentemente da una parte all’altra del globo.
LE SEZIONI DELLA MOSTRA - Nella mostra, attraverso sette sezioni e con un percorso diacronico, vengono raccontati i più importanti reportage realizzati da Robert Capa, dagli esordi a Berlino e Parigi (1932-1936) alla guerra civile spagnola (1936-1939); dall’invasione giapponese in Cina (1938) alla seconda guerra mondiale (1941-1945); dal reportage di viaggio in Unione Sovietica (1947) a quello sulla nascita di Israele (1948-1950), fino all’ultimo incarico come fotografo di guerra in Indocina (1954). Un percorso che racconta vent'anni di carriera dall’immagine che lo lanciò giovanissimo, scattata a Lev Trockij già esiliano a una conferenza a Copenhagen, agli ultimi scatti in Indocina, prima della mina fatale che lo uccise a quarant’anni.
IL VIAGGIO IN URSS - L’azione, tra dinamicità e forza, spicca tra le fotografie come un fil rouge, che si dipana anche nei ritratti presenti in mostra, volutamente pochi e scelti per ricordare al pubblico i volti della Storia o della sua storia personale, come quello di Picasso, fotografato nel suo studio di Parigi dove era rimasto anche durante l’occupazione, e dell’amico Steinbeck con cui intraprese il viaggio oltre la cortina di ferro, nel 1947. E proprio gli scatti di questo reportage di viaggio sono esposti al Mudec e in Italia per la prima volta. Nell’estate del 1947 Capa riesce nell’impresa, quasi impossibile per un fotografo occidentale, di oltrepassare la cortina di ferro e visitare l’Unione Sovietica post-bellica: accompagna l’amico Steinbeck, scrittore considerato conforme al realismo socialista, ed entrambi dichiarano di volersi occupare del popolo russo, "senza emettere giudizi".
LA FOTOGRAFIA "CONTRO" LA GUERRA - Capa credeva fermamente che la fotografia fosse una vera e propria arma per combattere i totalitarismi che dilagavano in Europa e nel mondo intero, mostrando dei conflitti non solo il volto eroico ma anche quello umano. Per Robert Capa il celebre “istante decisivo” è una questione d’istinto: spesso nel suo lavoro la tecnica e la composizione lasciano spazio a scatti imperfetti, fuori fuoco, ma intrisi di grande umanità grazie all’empatia creata con i soggetti fotografati, in particolare la gente comune, in cui spesso riconosce il suo riflesso.
La mostra è prodotta da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e curata da Sara Rizzo ed è realizzata grazie alla collaborazione con l’agenzia Magnum Photos.