Gli effetti dei cambiamenti climatici sono ormai così visibili che neppure il più scettico può negarli. Un esempio è la drammatica siccità che ha colpito l’intero Pianeta, che in alcune zone si sta trasformando in un deserto inospitale. Una vera piaga, perché un terreno sterile significa meno coltivazioni e meno cibo. Uno scenario drammatico soprattutto per le regioni più povere del globo.
Per fortuna, insieme ai problemi arrivano anche delle soluzioni per risolverli. Come l’idea geniale di un professore cinese, Yi Zhijian, e del suo team: il progetto “Desert agricultural transformation”, una tecnica che promette di essere la risposta alla desertificazione.
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L’idea sviluppata è quella di convertire la sabbia del deserto in terreno coltivabile. Come? Con una pasta a base di cellulosa vegetale che dà al terreno le stesse caratteristiche di uno fertile. In pratica il mix ecologico, mescolato alla sabbia e steso sul terreno con dei macchinari, aiuta a trattenere l’acqua, l’aria e i nutrienti. L’impasto è stato rinominato “sporcizia del deserto”, perché man mano che le radici crescono e si decompongono la sappia “sporca” diventa a tutti gli effetti autosufficiente. Gli scienziati hanno infatti notato che, anche dopo il primo raccolto, l’area non è tornata all’aridità precedente. Anzi, sono comparsi anche larve e altri insetti.
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La sperimentazione è partita sei anni fa nel deserto di Ulan Buh e i risultati visibili oggi sono sorprendenti, con vaste aree diventate verdi.
Il successo non è ovviamente passato inosservato e il progetto è stato incluso tra i finalisti del cosiddetto Eco Oscar, l’Earthshot Prize, il riconoscimento della Royal Foundation e del principe William ai cinque migliori progetti che aiuteranno a rigenerare il Pianeta nei prossimi 10 anni. La premiazione avverrà il 2 dicembre, ma una cosa è certa: idee come questa possono davvero porre un freno alla crisi climatica e celebrarle non può fare altro che incoraggiarne di nuove.