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Ovaio policistico, il medico consiglia ... cos’è e come si affronta

A colloquio con la dottoressa Ilaria Messuti, endocrinologa dell’ospedale Humanitas Gradenigo di Torino

© Ufficio stampa

L'ovaio policistico è un disturbo molto frequente tra le donne. Ma cos'è precisamente? Come si fa la diagnosi? Esistono terapie? Ecco tutto quello che c'è da sapere. 

Nonostante sia la problematica ormonale più diffusa in assoluto - una donna su dieci ne soffre nell’arco della vita - la Sindrome dell’ovaio policistico è una sindrome misteriosa. Il motivo che si cela dietro a tale mistero è che questa Sindrome ha una diagnosi piuttosto complessa poiché non tutte le donne che ne soffrono presentano un’identica manifestazione clinica.

La Sindrome dell’ovaio policistico è un’alterazione del funzionamento ovarico che può comportare irregolarità mestruali, difficoltà all’ovulazione, ovaie con aspetto policistico all’ecografia pelvica, incremento di produzione di androgeni (ormoni comunemente chiamati “maschili” come ad esempio il testosterone), presenza di manifestazioni cutanee quali acne, irsutismo, alopecia androgenetica (tipico diradamento dei capelli in sede frontale e centrale).Se queste manifestazioni si presentassero tutte insieme non sarebbe così complicato diagnosticarla, ma non sempre ci troviamo di fronte a casi eclatanti e spesso le manifestazioni cliniche sono sfumate. Inoltre, spesso questa Sindrome si associa a incremento di peso e a un’alterazione metabolica chiamata insulino-resistenza.

Come si diagnostica la sindrome dell’ovaio policistico?

L’iter diagnostico che porta a diagnosticare questa sindrome comporta una serie di esami ormonali e metabolici, l’esecuzione di un’ecografia ovarica e una visita clinica approfondita. Per poter confermare la diagnosi di Sindrome dell’ovaio policistico si seguono i cosiddetti “criteri di Rotterdam”, per i quali è necessario che siano presenti due dei seguenti elementi: ovaie con aspetto policistico all’ecografia pelvica; iperandrogenismo biochimico (aumento degli ormoni maschili negli esami ematochimici) o clinico (presenza di acne ormonale, irsutismo, alopecia androgenetica); irregolarità mestruali o assenza di ovulazione. Per contro, è importante sottolineare che la presenza di uno solo di questi elementi non è sufficiente a definire la presenza della Sindrome.

Cosa c'entra l'insulino-resistenza?

L'insulino-resistenza è una condizione in cui i nostri tessuti risultano meno sensibili a un ormone chiamato insulina. Ne deriva uno stato infiammatorio cronico che ha diverse conseguenze negative per la salute. A lungo andare può predisporre al diabete, all’incremento di colesterolo, all’aterosclerosi e anche alla sindrome dell’ovaio policistico. Le cause dell’insulino-resistenza sono diverse. Spesso alla base troviamo un eccesso ponderale (sovrappeso o franca obesità), alimentazioni sbilanciate e ipercaloriche, sedentarietà, stress cronico. Esiste anche una quota di predisposizione genetica, per cui se si ha familiarità per diabete mellito si è a maggior rischio. Sapere che l’insulino-resistenza è una delle cause della Sindrome è molto importante perché ci offre uno strumento terapeutico per migliorare il quadro ormonale, cutaneo e mestruale.

Terapia della sindrome dell’ovaio policistico

Il concetto fondamentale dell’approccio terapeutico alla Sindrome dell’ovaio policistico è che non esiste un’unica terapia standard, uguale per tutte le pazienti. Ciascuna paziente è diversa, presenta un quadro metabolico e ormonale differente e può presentare diverse esigenze cliniche. La parola chiave resta la personalizzazione terapeutica: in alcuni casi servirà la terapia contraccettiva ormonale, in altri farmaci specifici con azione antiandrogena, in altri ancora farmaci o integratori con azione insulino-sensibilizzante. Quasi sempre è invece indispensabile un approccio nutrizionale volto ad analizzare e correggere lo stile di vita.

La terapia di questa Sindrome non è semplice: bisogna avere la consapevolezza che la strada può essere articolata e che spesso serve un approccio multidisciplinare con la cooperazione di endocrinologi, ginecologi, dermatologi e nutrizionisti, ma che se mettiamo in campo tutte le armi a nostra disposizione possiamo ottenere un netto miglioramento della qualità di vita delle donne che ne soffrono.