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Green Beret, la missione suicida del soldato dei videogame

Nel 1985 Konami dà vita a un'avventura arcade con un militare armato di coltello, protagonista di una missione a dir poco disperata

© IGN

Da Front Line e Commando in avanti, gli avventori delle sale giochi negli anni '80 sono decisamente abituati a situazioni in cui un solo soldato parte all’attacco di un intero esercito. Nel 1985, però, Konami decide di strafare schierando un singolo marine armato solo di un pugnale: ecco dunque Green Beret, gioco d’azione a scrolling orizzontale molto diffuso in Italia.

Nel gioco, noto all’estero con il nome di Rush’n Attack (leggetelo rapidamente e diventa "Russian Attack") prendiamo il controllo del Berretto Verde "Steve", inviato in territorio nemico per liberare alcuni connazionali tenuti in campi di prigionia siberiani.

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Inizia così un’avventura di stampo squisitamente arcade in cui dobbiamo attraversare quattro livelli zeppi di avversari di ogni genere. Come avrete intuito, l’arma principale a nostra disposizione è un modesto coltello da combattimento con cui possiamo fortunatamente eliminare quasi ogni nemico con un singolo colpo, a distanza però terribilmente ravvicinata: non una scelta ideale quando iniziano a sbucare anche avversari armati di fucili, che però risultano fortunatamente lenti e restii a usare.

Oltre a correre e saltare il nostro marine può anche sdraiarsi in terra, mossa fondamentale per schivare proiettili. Inoltre, qualche sprovveduto avversario può fornirci, una volta eliminato, alcune armi aggiuntive dotate di munizioni limitate: ecco dunque che lanciafiamme e bazooka si aggiungono - almeno temporaneamente - al nostro arsenale, aumentando così le nostre possibilità di vittoria.

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Al termine di ciascun livello troveremo ad attenderci inoltre uno scontro con avversari particolarmente agguerriti tra cui un branco di cani e anche un girocottero da combattimento. Quattro livelli, dicevamo, come tradizione dei giochi arcade anni '80 si ripropongono ciclicamente aumentando il livello di difficoltà (che in effetti risulta già elevato al primo "giro", data l’azione frenetica e il fatto che il nostro eroe muore al primo colpo ricevuto).

Veloce, dotato di una grafica chiara e di un gameplay accattivante, Green Beret è un ottimo esempio dei videogame d’azione della prima metà di quel decennio e riscuote un enorme successo in sala giochi: per questo non manca la solita pioggia di conversioni per sistemi da casa.

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In particolare il gioco viene convertito molto bene su NES, con due livelli aggiuntivi e armi extra, un po’ suggellare l’ottimo rapporto di Konami con la compagnia di Super Mario. Eccellente e fedele al coin-op anche la versione per Commodore 64, con grafica un po’ blocchettosa ma un gameplay assai accattivante. Discreti risultati su ZX Spectrum, mentre sono da dimenticare le versioni per CPC Amstrad e Commodore C16/Plus 4.

Il grande successo di Green Beret spinge Konami a pubblicare quattro anni più tardi M.I.A.: Missing in Action, un vero e proprio erede spirituale che riprende ed espande il gameplay dell’originale, aggiungendo inoltre una graditissima modalità per due giocatori: purtroppo il gioco non riceve conversioni per sistemi da casa.

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La serie si prende poi una lunghissima pausa fino al 2011, quando esce per Xbox 360 e PS3 Rush'n Attack: Ex-Patriot, seguito diretto della serie con grafica 3D e gameplay in classico stile bidimensionale, un ritorno dolce-amaro dal momento che il gioco non è stato accolto caldamente dalla critica, evidentemente convincendo Konami a mandare in pensione definitivamente i suoi marine.