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League of Legends: la finale dei Worlds 2022 è una favola che diventa realtà

Una serata assolutamente folle al Chase Center di San Francisco: il racconto di uno degli eventi eSports più grandi di sempre

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Quel che è successo a San Francisco, per la finale dei Worlds 2022 di League of Legends, ha dell'incredibile. La competizione mondiale del MOBA più famoso al mondo, che mette a confronto le capolista di ogni regione del pianeta, ha visto oltre 16mila persone scuotere le mura del tempio di Golden State Warriors, il Chase Center: nessuno poteva credere a quanto stava accadendo davanti ai loro occhi.

Era una finale attesissima non solo perché i quarti e le semifinali sono state fasi piene di scontri con esiti davvero difficili da prevedere ma divertentissimi da vedere.

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I T1 da una parte, l’unica squadra nella storia di questo eSport ad aver collezionato tre trofei mondiali, a digiuno di vittorie in questa competizione da ormai troppi anni e con una squadra che finalmente sembrava aver ritrovato un equilibrio, centrata come sempre attorno al più grande giocatore di League of Legends di tutti i tempi, Faker.

Dall’altra parte, i DRX. Una formazione abituata a giocare da sfavorita, gli underdog per eccellenza. Specializzati nel ribaltare i pronostici, hanno dimostrato nel corso di tutto il torneo una resilienza incredibile e dei nervi d’acciaio – e ieri sera non sono stati da meno. Guidati da un altro veterano del circuito professionistico, Deft (stessa età, stesso anno di debutto e persino stessa scuola superiore di Faker, tanto per dire), che da anni inseguiva (sfiorava persino) questo trofeo, arrivati finalmente in finale hanno dato fondo a ogni risorsa a loro disposizione per mettere le mani sulla coppa. E, alla fine, hanno trionfato.

Dopo una cerimonia d’apertura in cui coreografie, giochi di luci e musica hanno scaldato gli animi racchiusi nel Chase Center, le due squadre hanno fatto la storia. L’inizio di questa favola è tutto in salita, per i DRX: con una prova di carattere e, soprattutto, una notevole dimostrazione di forza, i T1 lasciano aperti alcuni dei campioni più desiderabili per i loro avversari, durante la fase di draft. Un invito subito raccolto, impossibile da declinare. I T1 hanno volontariamente esposto il fianco per far capire che potevano essere colpiti, ma non abbattuti.

La strategia ha funzionato: nel corso della prima partita, i T1 hanno dominato. Nonostante avessero lasciato in buona sostanza campo libero ai propri avversari, per quanto riguarda la costruzione del team, Faker e i suoi hanno mandato costantemente in tilt i DRX, che hanno sbagliato molto e sono apparsi, dopo pochi minuti dall’inizio di questa finale, già spacciati. Allo sbaraglio, prede dei ripetuti assalti di questi falchi dalla casacca rossonera che si sono avventati su di loro senza pietà.

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Al termine della prima partita, il Chase Center di San Francisco era pieno di gente che scuoteva la testa e prevedeva il 3 a 0 secco dei T1 sui DRX. Dimenticavano che, appena qualche giorno fa, nella semifinale tra GEN.G (i primi in classifica di quello stesso campionato coreano da cui arrivavano le squadre in finale, tenetelo a mente) e DRX era accaduta esattamente la stessa cosa. E nonostante qui non ci sia stato un ribaltamento della situazione altrettanto netto, i DRX hanno subito dimostrato di non avere intenzione di regalare altro ai T1.

La seconda partita è stata unica. Si è combattuto fin da subito, con la formazione capitanata da Deft che ha cercato di portarsi in vantaggio ma è stata sorpresa dalla straordinaria consapevolezza del gioco dei T1, che sono sembrati capaci di prevedere ogni mossa dell’inizio partita dei DRX. Poi tutto ha cominciato a cambiare. I DRX hanno vinto un primo teamfight nella corsia superiore e tutto lo stadio ha capito che non era ancora il momento di mettere la parola fine a questa storia. Zeka, il cuore della corsia centrale dei DRX, ha dimostrato ancora una volta di essere disposto a buttarsi a testa bassa nel bel mezzo del team avversario quando si ritrova tra le mani un campione da playmaking come Sylas.

I T1 non sono tuttavia una squadra che si fa mandare in rotta tanto facilmente e, anche grazie al jungler Oner (in grado di rubare, nel corso di queste finali, ben più di un obiettivo da sotto il naso di Pyosik e soci), hanno tenuto in piedi la partita ritornando in vantaggio nel corso delle fasi finali. Alla fine, soprattutto grazie a un Deft in grado di imporsi con Varus in un ultimo teamfight, i DRX sono riusciti a portare a casa una prima vittoria.

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Uno a uno. Ma mentre per i T1 era stata una passeggiata, i DRX hanno dovuto sudare e quasi rubare una partita che i loro avversari avevano saputo riconquistare più volte. C’erano ancora molti dubbi in merito alle reali possibilità degli underdog della finale. Nella terza partita, entrambe le squadre si sono continuamente alternate al comando, ma l’equilibrio si è prima incrinato e poi definitivamente rotto grazie a due incredibili furti, all’ultimo secondo possibile, di un obiettivo cardine: il barone Nashor. Con questo doppio buff regalato, i T1 sono stati prima in grado di demolire buona parte delle strutture difensive di DRX, quindi di concludere con un’unica, inarrestabile carica la partita.

Match point per T1. I primi minuti della quarta partita fanno pensare al 3-1 e alla fine del sogno per Deft e compagni: la corsia inferiore dei DRX presa d’assalto cade in netto svantaggio, mentre in corsia centrale Zeka manovra un campione che ha bisogno di tempo per decollare. Ci ha pensato allora Kingen, dalla corsia superiore dei DRX, a prendere in mano le redini della partita, portandosi in vantaggio su Zeus e diventando una minaccia tangibile per tutta la formazione T1 – infliggendo una quantità di danni enorme anche nel corso dei successivi teamfight, che hanno portato i DRX a una prima vittoria netta nei confronti degli avversari.

La serie positiva di Kingen si è estesa anche alla quinta, decisiva partita. Nonostante questo, il risultato è stato fino all’ultimo incerto: i T1 hanno dimostrato sangue freddo e, ancora una volta, una capacità di lettura della mappa e delle strategie avversarie davvero incredibile, rispondendo colpo su colpo agli affondi ricevuti da DRX. Un nuovo, incredibile furto di Barone da parte dell’ADC di T1, Gumayusi (che con una freccia di Varus quasi al buio lascia tutti senza fiato) fa pensare al peggio: la formazione di Faker si è buttata all’assedio, arrivando a un totale di sette torri distrutte, aprendosi la strada fino alle torri del Nexus nemico.

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Le sequenze finali meritano di essere viste e riviste: tutti gli spettatori, in piedi, hanno perso gli ultimi rimasugli di voce che avevano in corpo mentre le due squadre hanno lanciato gli assalti finali. I T1 puntano al drago maggiore, in grado di fornire un buff capace di smuovere una volta per tutte, in maniera definitiva, l’ago della bilancia. Stavolta però sono i DRX a muoversi bene, spingendo via gli avversari dall’area e assicurandosi il drago.

Nel frattempo, due membri dei T1 puntano tutto sulla corsa verso la base DRX. Kingen arriva al salvataggio, ma in uno contro due sembra quasi avere la peggio: sopraggiunge finalmente Zeka e i due difensori hanno la meglio. I DRX ne approfittano per contrattaccare, puntando dritti a una base vulnerabile e i T1, costretti a improvvisare una difesa senza avere la possibilità di agire in maniera compatta, si devono rassegnare alla sconfitta.

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La favola si avvera: i DRX alzano la coppa che Deft aveva sognato per dieci, lunghe stagioni. Davanti a un pubblico in delirio, la squadra coreana, in lacrime e stremata, si lascia cullare dall’abbraccio della community di League of Legends che, al Chase Center di San Francisco, ha assistito alla migliore delle finali possibili.