Alloggi universitari, negli studentati pubblici c'è posto solo per il 5% dei fuori sede
Insufficiente la disponibilità di posti letto per i ragazzi che devono uscire di casa per seguire i corsi universitari. Solo una esigua parte può essere ospitata negli studentati, mentre la maggioranza è costretta a trovare sistemazioni private.
Quando si parla di diritto allo studio in ambito universitario si citano soprattutto le borse di studio, che spesso sono insufficienti sia dal punto di vista numerico che “economico”. Ma, specie per i ragazzi che vogliono (o sono praticamente costretti) a frequentare l’università in una città lontana da quella di residenza il vero problema è un altro: l’alloggio.
Per loro, infatti, è quasi impossibile accedere a una casa o a un posto letto d’ateneo. Dovendo per forza di cose ricorrere al mercato privato, nettamente più oneroso. Perché quello degli studentati universitari è un gigantesco “buco nero”: le strutture in teoria ci sono, ma è come se non esistessero. Secondo i calcoli effettuati dal CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) nel suo ultimo Rapporto sulla condizione studentesca, a livello nazionale, solamente 36.478 studenti possono contare su un alloggio d’ateneo, a fronte di una richiesta potenziale di circa 764 mila sistemazioni. In pratica, meno del 5% dei fuori sede ha la fortuna di abitare in uno studentato pubblico.
Posti letto universitari: situazione peggiore in Molise, Abruzzo e Campania
Un dato desolante che, se si analizza la situazione a livello regionale, in alcuni casi diventa ancora più drammatico. Come segnala il sito Skuola.net, a quanto risulta al CNSU, ad esempio, in Molise non figura alcuna disponibilità di posti letto universitari per i 3.627 studenti fuori sede, zero. In termini percentuali, la situazione è poco migliore in tante altre Regioni. Come in Abruzzo, dove è coperto solo l’1,54% del fabbisogno (25.441 studenti fuori sede, appena 391 alloggi). Ancora più significativo il dato della Campania, dove ci sono solamente 1.376 alloggi per 58.493 studenti fuori sede (il 2,35% del fabbisogno). Situazione simile si registra in Veneto (3,2%, ovvero 2.395 posti per 74.330 studenti), nel Lazio (3,53%, che si traduce in 2.088 alloggi pubblici disponibili per 59.219 fuori sede), in Basilicata (3,66%), in Emilia Romagna (3,90%), in Piemonte (3,92%). Restano sotto la poco onorevole media del 5% anche la Sicilia (4,41% di posti letto regionali) e la Lombardia (5.211 alloggi pubblici per 123.148 studenti).
In Umbria e Calabria posto letto per 1 studente fuori sede su 10
A superare il dato medio, seppur di poco sono: la Toscana, che non va oltre il 6,04% di disponibilità; la Puglia, che arriva al 6,22%; il Friuli Venezia Giulia è al 6,40%, la Sardegna al 6,54%. Leggermente meglio fa la Liguria (posti letto garantiti per l’8,57% dei fuori sede). Doppiano la soglia nazionale le Marche (9,72%) e il Trentino - Alto Adige (9,99%). Alla fine, le uniche due Regioni che hanno un alloggio per almeno 1 studente fuori sede su 10 risultano l’Umbria (1.050 posti per 10.181 studenti, che coprono il 10,31% del fabbisogno) e la Calabria (2.114 posti per 18.077 studenti, che coprono l’11,69% del fabbisogno). La Valle d’Aosta non è stata censita.
La speranza è nel PNRR
Un quadro più che allarmante che, peraltro, considera solo gli iscritti provenienti da una Provincia diversa da quella in cui si trova la propria facoltà. Se venissero inclusi anche quelli che, pur abitando nella stessa Provincia, sono troppo distanti dalla sede universitaria per poter fare i pendolari, la situazione sarebbe ancora più drammatica. Un, flebile, barlume di speranza viene però dal PNRR, in cui - nella missione 4 - sono previsti investimenti per circa 960 milioni di euro proprio per il miglioramento dei servizi di residenzialità, che dovrebbero innalzare di 100mila unità i posti letto universitari. Comunque poca cosa rispetto alle reali esigenze. In ogni caso un buon segnale.
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