odissea indiana

Marò, Massimiliano Latorre chiede i danni allo Stato: "In India ho rischiato la pena di morte"

Con l'altro fuciliere della Marina, Salvatore Girone, fu processato per l'omicidio di due pescatori indiani nel febbraio del 2012 al largo delle coste del Kerala, nell'India sud-occidentale

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Il caso Marò tiene ancora banco. Massimiliano Latorre potrebbe infatti chiedere i danni allo Stato. Con l'altro fuciliere della Marina, Salvatore Girone, fu accusato dell'omicidio di due pescatori indiani nel febbraio del 2012 al largo delle coste del Kerala, nell'India sud-occidentale. Latorre accusa il nostro Paese di averlo rispedito in India dove rischiava la pena di morte (lì ebbe anche un ictus) e perché tutti questi anni di processi sono stati un ostacolo alla sua carriera. 

Latorre e Girone furono detenuti in India per 106 giorni, poi rimandati in Italia e di nuovo costretti a tornare in India. Il loro processo è stato alla fine archiviato perché, secondo i giudici, rispettarono le regole di ingaggio. I due marò, in quel momento funzionari dello Stato, impegnati nell'esercizio delle loro funzioni, spararono in acqua pensando a un attacco da parte dei pirati alla nave petroliera Enrica Lexie. In quelle circostanze persero la vita due pescatori indiani. Per il tribunale questi assalti erano eventi abbastanza frequenti e, di conseguenza, il comportamento tenuto dai nostri due marò fu corretto.

Secondo Il Fatto Quotidiano, che anticipa la notizia delle mosse legali di Latorre, come di prassi per le cause civili al momento si discute di una possibile mediazione tra le parti. Qual è la posizione del governo? L'Avvocatura dello Stato, che rappresenta il nostro Paese, non sembra essere ben disposta verso il marò. L'Italia, ricorda l'Avvocatura, ha affrontato enormi spese per far seguire il complesso caso a un team internazionali di legali, oltre ad aver dato un consistente indennizzo (40 milioni di rupie) alle famiglie delle due vittime. 

Chi erano le due vittime - I due pescatori rimasti uccisi nella sparatoria del 2012 si chiamavano Ajeesh Pink e Valentine Jelastine. Oltre alle loro famiglie, un risarcimento (20 milioni di rupie) è stato riconosciuto anche a Freddy Bosco, proprietario del St. Antony, rimasto ferito. I due marò erano a bordo della petroliera impegnati in una missione anti-pirateria. I due spararono alcuni colpi di avvertimento in acqua ma alcuni proiettili finirono contro il peschereccio che si era avvicinato pericolosamente alla nave. Questo avvicinamento (il barchino era a 90-100 metri dalla nave) fu scambiato per un assalto vero e proprio.

FdI: "Istituire una commissione d'inchiesta" - Edmondo Cirielli, neoviceministro degli Esteri, ha presentato, sempre secondo Il Fatto Quotidiano, ad ottobre una proposta di legge per istituire una commissione di inchiesta sul caso dei due marò. "È una vecchia battaglia di FdI", ha spiegato Cirielli, ricordando "la restituzione dei nostri militari all'India, nonostante rischiassero la pena di morte, e le dimissioni il ministro degli Esteri, Giulio Terzi in segno di protesta".

Il processo in Italia - Nel luglio del 2020, dopo anni di complicati rapporti e battaglie legali tra Italia e India, un Tribunale arbitrale internazionale ha deciso che i nostri due marò dovessero essere processati nel nostro Paese, oltre a stabilire un risarcimento, sempre da parte dell'Italia, agli altri componenti dell'equipaggio del peschereccio indiano. "L'Italia ha violato la libertà di navigazione e dovrà pertanto compensare l'India per la perdita di vite umane, i danni fisici, il danno materiale all'imbarcazione e il danno morale sofferto dal comandante e altri membri dell'equipaggio del peschereccio indiano Saint Anthony", scrissero i giudici nella sentenza.

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