E' ancora la Florida la "madre" di tutte le principali battaglie politiche americane, sia nelle elezioni di Midterm che nelle presidenziali del 2024. E da qui potrebbe partire l'onda rossa che sommergerebbe i democratici, dopo l'archiviazione di un ottobre senza la tradizionale "surprise" che sconvolge i pronostici: il partito del presidente Biden sta perdendo terreno tra gli ispanici e anche tra gli afroamericani, rischiando di restare senza un solo dirigente statale di rango eletto nel Sunshine State per la prima volta almeno dai tempi della Reconstruction, la turbolenta epoca seguita alla Guerra Civile.
Biden e Trump in Florida - Per questo Joe Biden è volato in Florida, lo Stato in bilico, con due tappe a Fort Lauderdale e a Miami a sostegno di Val B. Demings e di Charlie Crist, candidati rispettivamente al Senato e alla carica di governatore in quelle che appaiono 'mission impossible' contro Marco Rubio (+8% sull'avversario secondo la media dei sondaggi di Real Clear Politics) e il governatore uscente Ron DeSantis (+12,3%).
Anche Donald Trump, il 5 novembre, farà campagna nella "sua" Florida per Rubio, a Miami, che potrebbe tornare sotto il controllo del Grand Old Party per la prima volta da quando Jeb Bush fu governatore nel 2002.
Un duello a distanza che potrebbe anticipare una nuova sfida presidenziale tra i due, che avevano tenuto un comizio a pochi chilometri di distanza a Tampa proprio alla vigilia del voto del 2020.
La guerra interna dei repubblicani - Ma per il tycoon c'è anche una sfida in casa, quella con il 44enne italo-americano DeSantis, le cui ambizioni per la Casa Bianca sono sempre più robuste. La guerra interna è già cominciata, tanto che al comizio di Trump per Rubio il governatore non ci sarà. L'ex presidente però è sempre più incalzato da varie inchieste e i repubblicani si attendono una sua incriminazione nel giro di 2-3 mesi. DeSantis invece è il giovane astro nascente del partito, colui che è riuscito anche con iniziative controverse a spostare l'attenzione sui temi che hanno spinto la rimonta della destra (aborto, programmi scolastici, immigrazione), senza demolire le istituzioni del Paese.
E colui su cui stanno scommettendo i grandi donatori del Gop: la sua raccolta fondi per la rielezione sta toccando il primato di 200 milioni di dollari, senza contare gli oltre 20 milioni dell'associazione dei governatori repubblicani. Un record che riflette un più ampio vantaggio del Grand Old party a livello di finanziamenti elettorali. I democratici, intanto, stanno subendo anche una vera e propria emorragia di sostenitori in Florida, dove per la prima volta nella storia dello Stato i repubblicani hanno superato i rivali per numero di elettori registrati: 5,3 milioni contro poco meno di 5 milioni. Una cifra che dopo il voto del 2020 è cresciuta in 52 delle 67 contee, dalle zone urbane a quelle suburbane e rurali, mentre il partito con il simbolo dell'asinello ha registrato una perdita netta di 331 mila votanti.
La discesa di Biden - L'unica carta da giocare rimasta ai dem sono gli elettori registrati senza affiliazione ad alcun partito, aumentati più di tutti (+240 mila). Negli ultimi due anni tuttavia il partito di Biden ha perso consensi non solo tra gli afro-americani (oltre 71mila, di cui un quarto nella conta di Miami-Dade) ma anche tra i latinos (più di 46mila, contro i +58mila degli avversari). E questo nonostante il candidato a governatore Charlie Crist abbia scelto come vice l'ispanica Karla Hernandez, una educatrice figlia di immigrati dell'Honduras.