Grilli, locuste, larve: immaginate tutti gli insetti che popolano i vostri incubi e ora provate a pensarli disposti sugli scaffali del supermercato. No, non è il futuro, ma qualcosa più attuale di quanto sembri. Un’ipotesi per ridurre il consumo di carne e di conseguenza ridurre le emissioni inquinamenti degli allevamenti. Consumare gli insetti è ormai parte del dibattito da diversi anni e recentemente sono anche arrivate dall’Unione Europea le prime autorizzazioni per allevare e commercializzare alcune specie destinate al consumo umano.
Non deve stupire più di tanto. Nel mondo sono centinaia di milioni le persone abituate a mangiare insetti. A fare notizia è il fatto che ora i più curiosi non dovranno volare per chilometri e chilometri per gustare uno spuntino alle larve. Anche in Italia, infatti, esistono realtà che producono e commercializzano prodotti di questo tipo. Da qualche mese si possono ad esempio provare delle patatine fatte con una farina speciale, ottenuta dalle larve di tarme della farina, ma anche biscotti o altri snack. Buon cibo italiano, ma con un pizzico di innovazione.
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Sono diversi i progetti sviluppati nel nostro Paese per produrre alimenti a base di insetti per il consumo umano e non solo come mangime. Como, Torino, Vicenza: sono sempre di più le città che ospitano start-up e laboratori, realtà pronte a convincere i consumatori a vincere i propri pregiudizi. Tra le motivazioni esposte, c’è innanzitutto la carta della sostenibilità. Per allevare insetti servono infatti poco spazio e poca acqua (gli insetti richiedono circa 800 litri per kg, i bovini 15.000), e il loro ciclo vitale comporta l’emissione di pochissimi gas serra: rispetto agli allevamenti tradizionali, 10 volte meno metano e 300 volte meno protossido d’azoto. Inoltre, si collocano facilmente nel modello di economia circolare, fungendo da trasformatori di scarti alimentari, come frutta e verdura invenduti e usati come mangime. Scarti, tra l’altro, ridotti di molto per la loro stessa produzione, poiché gli insetti sono edibili per oltre l’80%. Infine, sono anche versatili e nutrienti, contenendo elementi essenziali come grassi, ferro, vitamine e soprattutto proteine.
Non resta allora che mettere da parte il pregiudizio e aprire mente (e stomaco) alle nuove frontiere della cucina.