sorvegliati dagli agenti di sicurezza

Iran, i genitori e il fratello di Mahsa Amini "agli arresti domiciliari"

Intanto, secondo l'organizzazione non governativa di Amnesty International, sono almeno otto i manifestanti rimasti uccisi nelle ultime 24 ore

© Ansa

Le autorità dell'Iran hanno messo agli arresti domiciliari i genitori e il fratello di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda deceduta, il 16 settembre, dopo essere stata arrestata per non aver indossato il velo in modo corretto. Lo ha riferito Al Arabiya, che riporta la testimonianza di un cugino di Amini, Irfan Murtazai.

I familiari della giovane sarebbero detenuti nella loro abitazione e sorvegliati dagli agenti di sicurezza. Proprio per questo non sarebbero potuti andare alla commemorazione organizzata in occasione del 40esimo giorno dalla morte della ragazza, tradizionalmente celebrato come giornata conclusiva del periodo di lutto. 

"Riteniamo le autorità iraniani responsabili dell'uccisione di Mahsa Amini per mano delle forze di sicurezza", ha denunciato Murtazai, ribadendo la versione dei genitori di Mahsa Amini, che hanno respinto il referto medico ufficiale secondo cui la morte in detenzione della giovane iraniana di origine curda non sarebbe stata dovuta a "percosse", ma sarebbe collegata a "un intervento chirurgico per un tumore al cervello quando aveva otto anni".

Amnesty International: "Almeno 8 manifestanti uccisi in circa 24 ore" - Intanto, secondo l'organizzazione non governativa Amnesty International, sono almeno otto i manifestanti rimasti uccisi in Iran dalla sera di mercoledì 26 ottobre, nel quadro delle perduranti proteste scoppiate a seguito della morte di Amini. Inoltre, l'emittente panaraba Al Arabiya fa sapere che per tutta la giornata di giovedì violente manifestazioni hanno caratterizzato diverse aree dell'Iran occidentale.

In centinaia sono scesi in piazza nella città curda di Mahabad, nella provincia nord-occidentale dell'Azerbaigian, durante i funerali di un manifestante ucciso mercoledì, mentre altre persone circondavano una stazione di polizia. A Lahijan, nel nord del Paese, è stato intonato uno slogan diverso dal consueto "Morte a Khamenei". Secondo Al Arabiya, i manifestanti si sono rivolti contro il segretario generale del gruppo libanese sciita Hezbollah, Hassan Nasrallah. "Sayyed Hassan Nasrallah, ti uccideremo" è stato intonato. In base a quanto riferisce l'emittente legata all'opposizione all'estero "Iran International", anche nel corso della notte sono continuati raduni nella capitale Teheran e in diverse località del Paese. Le forze di sicurezza sono state viste, ancora una volta, lanciare gas lacrimogeni e proiettili contro la folla di manifestanti.

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