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In Simbiosi con l'ambiente

Nel cuore della campagna pavese 500 ettari sono stati riportati alla biodiversità e alla fertilità di 1000 anni fa, grazie al progetto Simbiosi 

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Viaggiare nel tempo, chi non ha mai desiderato farlo. Per il momento nessuno è riuscito nell’impresa, o quasi. In Lombardia c’è infatti qualcuno che ha riportato un pezzo di Pianura Padana indietro di un millennio: gli ideatori del progetto “Simbiosi”. 500 ettari strappati alla siccità del presente e riportati al verde rigoglioso del passato.

Succede a Giussago, nel cuore della provincia pavese. Qui una porzione di campi è stata riportata alla biodiversità e alla fertilità di 1000 anni fa. Un modo per far rivivere i terreni, usando tecniche agricole vecchie e nuove

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Per realizzare questa trasformazione sono state coinvolte l’Università Statale di Milano, quella di Pavia e quella di Wageningen nei Paesi Bassi, che hanno aiutato a ricostruire le condizioni originarie della Pianura Padana, con l’obiettivo di produrre la massima biodiversità possibile. Un esperimento di rigenerazione della flora e della fauna del passato, gestita con diverse tecnologie agritech che tutelano e nutrono il suolo, con un ritorno notevole per l’ambiente. Un modello definito “smart land”, che sogna di andare oltre i confini del pavese. Come racconta Pietro Manzoni, fondatore e AD di Simbiosi: 

"Partendo dal concetto di economia circolare, Simbiosi ha sviluppato tecnologie, competenze e brevetti per massimizzare l’uso delle risorse, per diminuire le quantità di CO2 emessa recuperando risorse dagli scarti, per produrre energia da risorse rinnovabili innovative e per combattere gli squilibri climatici. In futuro vorremmo esportare questo modello in grandi città, italiane ed estere. Rifiuti, energia, acqua, compensazione di CO2, valorizzazione del paesaggio: le soluzioni sono molteplici per ottimizzare le principali problematiche degli spazi urbani".

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Simbiosi, inoltre, non è solo un esperimento rigenerativo, ma anche un’area agricola produttiva, che si estende per circa 1.700 ettari. Organizzata ovviamente in modo sostenibile

"Nei nostri campi, la produzione di cibo coinvolge il 90% del campo coltivato mentre il 10% di questo funge da confine naturale: la natura stessa che emerge al bordo del campo lo protegge da attacchi di pesticidi esterni o insetti. Inoltre ricorriamo all’energia pulita, rinnovabile e stoccabile, per un’agricoltura rigenerativa con basso consumo di risorse. Usiamo sistemi di produzione del freddo e sistemi di controllo in grado di ridurre drasticamente i consumi di energia. Abbiamo impianti di cogenerazione e di recupero termico integrato, per recuperare l’energia termica dei motori e dei processi produttivi. E infine sistemi di “Environmental Block Chain” per la misurazione della decarbonizzazione nei processi di produzione, utilizzando anche i satelliti per il monitoraggio ed il risparmio di CO2". 

Un posto unico, dove l’uso delle risorse e la lotta al cambiamento climatico sono funzionali alla filiera agroalimentare. Un luogo in cui immergersi nel passato, ma guardando decisamente al futuro. 

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