Con il governo Meloni cambia il "lessico" dei ministeri, che acquisisce parole tipiche dell'universo di destra. Come "merito", "sovranità", "made in Italy". Si rimescolano alcune deleghe, si modificano le priorità. La nuova premier ci tiene insomma a marcare le distanze con il passato. E si disegna un esecutivo su misura. A partire proprio dal primo passo: quello della definizione della squadra con cui intende lavorare a Palazzo Chigi.
Parole "di destra" - Scompare il ministero dell'Innovazione e della Transizione digitale, mentre alcuni dicasteri già nel nome sottolineano l'identità di destra del governo appena nato. Non più Pubblica istruzione, ma Istruzione e merito, non più Politiche agricole ma Agricoltura e sovranità alimentare. Alla titolare del ministero della Famiglia toccherà anche, oltre all'ormai usuale Pari opportunità, la nuova delega alla Natalità. Il dicastero degli Affari europei comprenderà anche la "coesione". Non poteva mancare, in un governo di destra, la parola chiave "Giovani", associata al ministero dello Sport. Infine, spunta la dicitura Mare, che si abbina alla delega al Sud.
Lessico e titolari - Alle Politiche agricole, più sovranità alimentare, va il fedelissimo, oltre che cognato, della premier Francesco Lollobrigida. Di Sud e mare si occuperà un altro FdI doc, Nello Musumeci, che ha appena concluso la sua esperienza da presidente della Regione siciliana. Agli Affari europei e politiche di coesione finisce un nome pesante del partito di Giorgia, Raffaele Fitto, mentre di Sport e giovani si occuperà il "tecnico" Andrea Abodi, una vita da dirigente nel settore. A Famiglia, e natalità, va la FdI Eugenia Maria Roccella, portavoce nel 2007 del Family Day; a Sviluppo economico e made in Italy va un altro collega di partito di Meloni, Adolfo Urso, che viene da Movimento sociale ed è tra i promotori di Alleanza nazionale. Di Istruzione e merito si occuperà invece un uomo della Lega, Giuseppe Valditara, fino ad oggi docente di Diritto romano alle università di Torino e Tor Vergata di Roma.