Il lavoro in somministrazione, che si è dimostrato particolarmente resiliente durante la pandemia e un traino nella ripresa post-Covid, è un’opportunità per i giovani, per i quali è una porta d’accesso al mondo del lavoro, ma anche per le imprese e per i lavoratori di tutte le altre fasce d’età. In Italia le Agenzie per il Lavoro sono infatti soggette a una stringente normativa a tutela e garanzia dei lavoratori, i quali hanno gli stessi diritti e le stesse retribuzioni dei dipendenti diretti delle aziende nelle quali vengono inviati in missione. Ma il lavoro in somministrazione conviene anche alle imprese, che possono così avere la massima flessibilità evitando i costi di reclutamento e gestione del personale.
Per i lavoratori, inoltre, il fondo di welfare Ebitemp garantisce agevolazioni e prestazioni di assistenza e sostegno al reddito, mentre un altro fondo, Forma.Temp, promuove la formazione, la qualificazione e la riqualificazione professionale. E attraverso il lavoro in somministrazione, i lavoratori hanno opportunità di reimpiego più alte dei dipendenti per i quali è cessato un contratto a termine.
Il 60,9% dei lavoratori in somministrazione a tempo determinato ottiene infatti una nuova opportunità lavorativa entro 30 giorni dalla scadenza del contratto, rispetto ai lavoratori con un contratto a termine non in somministrazione le cui possibilità si fermano al 42,7%. E anche dopo 90 giorni le possibilità sono maggiori: solo poco più della metà dei lavoratori (57,6%) con un contratto a termine scaduto stipula infatti un nuovo contratto, mentre in somministrazione ciò accade per oltre il 74% dei lavoratori.
Sempre a tutela dei lavoratori, il CCNL di settore, sottoscritto il 15 ottobre 2019 da Assolavoro con le altre parti sociali, prevede un’indennità di disponibilità per i lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato per i periodi in cui non prestano attività, e un compenso in caso di avvio della procedura in mancanza di occasione di lavoro, oltre a un sistema di sostegno al reddito per i lavoratori disoccupati.
I vantaggi del lavoro in somministrazione, però, non si fermano ai lavoratori ma si estendono anche alle aziende, sia le microimprese sia le grandi aziende. Prova ne è il fatto che il 21,2% dei lavoratori in somministrazione opera in aziende con 0-9 lavoratori, e una quota simile è presente nelle aziende che occupano da 10 a 49 lavoratori (23,5%) e quelle da 50 a 249 (23,2%), mentre è un po’ più alta nelle grandi imprese con oltre 250 occupati (32,1%).
Ciò in quanto il lavoro in somministrazione si è rivelato essere un’ottima soluzione per le aziende di tutti i settori: il 40% dei lavoratori somministrati opera nell’industria, ma si registra una forte concentrazione anche nei servizi alle imprese, nella Pubblica Amministrazione, nell’istruzione e nella sanità.
I motivi sono molti: il lavoro in somministrazione, anzitutto, determina la riduzione dei costi di reperimento e gestione di forza lavoro selezionata e formata, semplificando al tempo stesso l’individuazione di figure professionali difficili da reperire sul mercato (nelle banche dati delle Agenzie per il Lavoro sono presenti circa 5 milioni di curriculum vitae a cui attingere). Inoltre, il lavoro in somministrazione garantisce alle aziende flessibilità nella gestione della forza lavoro e tutela le imprese dal punto di vista legale attraverso l’unica forma regolare di fornitura professionale di manodopera.
Inoltre, per le aziende, il lavoro in somministrazione consente alle aziende di dirigere i lavoratori in missione al pari dei propri dipendenti diretti ma senza i relativi oneri di gestione contributiva, previdenziale, assicurativa e assistenziale, pur avendo accesso a tutti i benefici economici e contributivi previsti per le assunzioni dirette. E oltre a facilitazioni per quanto riguarda i lavoratori disabili e svantaggiati, il lavoro in somministrazione permette da un lato di “esternalizzare” alcune fasi della produzione, e dall’altro di internalizzare in qualsiasi momento eventuali figure caratterizzate da una elevata professionalità attraverso l’assunzione diretta: le Agenzie per il Lavoro non possono infatti opporsi alla volontà dell’azienda di assumere direttamente i lavoratori in somministrazione.