E' Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d'Italia, a rompere il "soffitto di cristallo" di Palazzo Chigi. E' storia: è lei infatti la prima donna presidente del Consiglio della Repubblica italiana, incaricata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a formare il 67esimo governo italiano, di centrodestra come uscito dalle urne il 25 settembre. A 45 anni, come Amintore Fanfani (presidente del Consiglio nel 1954, a 45 anni e 11 mesi), ma Giorgia Meloni non è la più giovane: lo scettro è saldo nelle mani di Matteo Renzi, a capo del governo nel 2014 a 39 anni. L'Italia era rimasta tra nove Paesi Ue a non avere mai avuto al suo timone una donna. Ma, con l'addio di Liz Truss, Giorgia Meloni diventa la nona donna premier in Europa.
Il curriculum politico di Giorgia Meloni - La presidente di Fdi diventa la prima premier donna della Repubblica Italiana. Un traguardo tagliato dopo un lungo percorso politico tutto a destra. Romana, classe '77, la nuova presidente del Consiglio cresce nel popolare quartiere della Garbatella a Roma assieme alla mamma Anna ("la persona alla quale devo tutto") e alla sorella Arianna, e dovendo fare i conti con un'infanzia segnata dall'abbandono del padre. Oggi, a 45 anni, succede a Mario Draghi da leader del primo partito italiano e presidente dei Conservatori europei.
L'impegno politico della neo premier ha radici lontane. Nel 1992, a 15 anni, aderisce al Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del partito Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale e fonda il coordinamento studentesco 'Gli Antenati', che partecipava alla contestazione contro il progetto di riforma della pubblica istruzione promossa dal ministro Rosa Russo Iervolino. Nel 1996 diviene responsabile nazionale di 'Azione Studentesca', il movimento studentesco di Alleanza Nazionale, rappresentando tale movimento in seno al Forum delle associazioni studentesche istituito dal Ministero della Pubblica istruzione. Nel 1998, a soli 21 anni, viene eletta consigliere della Provincia di Roma per Alleanza Nazionale, rimanendo in carica fino al 2002. Dal febbraio 2001 al 2004, fa parte del comitato di reggenza nazionale di Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza Nazionale.
Nel 2004 viene eletta presidente di Azione Giovani durante il congresso nazionale di Viterbo. Nel 2006, a 29 anni, viene eletta alla Camera dei Deputati nella lista di Alleanza Nazionale nel collegio Lazio 1, e dal 2006 al 2008 ricopre la carica di Vicepresidente della Camera dei Deputati. Nel 2008 Meloni viene eletta alla Camera dei Deputati nella lista del Popolo della Libertà, nella Circoscrizione XVI, Lazio 2.
Dal maggio 2008 al novembre 2011 ricopre l'incarico di ministro della Gioventù del IV governo Berlusconi. Dal 2008 al 2010 è membro della VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati. Dal 2010 è membro della XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. Dal 2009 al 2012 è presidente della Giovane Italia, movimento giovanile del Popolo della Libertà.
Nel dicembre 2012 Meloni lascia il Popolo della Libertà per fondare, insieme a Guido Crosetto e Ignazio La Russa, Fratelli d'Italia per il quale alle politiche del 2013 (in cui raccoglie l'1,9%) è rieletta alla Camera dei Deputati ricoprendo poi il ruolo di capogruppo a Montecitorio. L'8 marzo 2014, dopo essersi candidata alle primarie di FdI, viene eletta presidente nazionale (poi riconfermata nel 2017). Nel 2016 si candida a sindaco di Roma, ma alle amministrative ottiene il 20,64% dei voti non riuscendo a passare il primo turno. Alle politiche del 2018 Fdi si presenta all'interno della coalizione di centrodestra, risultando il terzo partito dello schieramento dopo Forza Italia e Lega, ottenendo il 4,3% dei voti sia alla Camera che al Senato.
Da allora il partito guidato da Meloni si caratterizza per una crescita costante. Alle europee del 2019, Fratelli d'Italia raggiunge il 6,4%. Nello stesso anno arriva anche il buon risultato alle regionali visto che riesce a far eleggere il suo primo presidente di Regione in Abruzzo (Marco Marsilio). Nel settembre 2020 conquista con un proprio candidato (Francesco Acquaroli) anche la guida della Regione Marche.
La storia recente è segnata dall'opposizione ai governi Conte I, Conte II e Draghi, fino allo storico successo certificato dall'esito del voto del 25 settembre scorso. Alle elezioni Fdi centra il miglior risultato della sua storia: è il primo partito sia alla Camera sia al Senato con il 26%, consentendo alla coalizione di centrodestra di ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento. E a Meloni di diventare la nuova inquilina di Palazzo Chigi.
Le donne nell'Ue - Fino a oggi l'Italia era tra i nove Stati membri dell’Unione europea che non avevano mai avuto una donna a capo del governo. Gli otto che mantengono questa condizione sono attualmente: Spagna, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Malta, Repubblica Ceca, Ungheria e Cipro.
Mentre, già oltre 40 anni fa, il primo Paese dell’Unione europea ad avere una prima ministra fu il Portogallo: Maria de Lourdes Pintasilgo fu nominata a capo del governo nel 1979, la prima ma anche l’ultima a capo di un governo portoghese.
Cinque Paesi Ue, invece, hanno avuto più di una donna a capo del loro esecutivo. La Francia, con Edith Cresson nel 1991 e ora Élisabeth Borne; la Polonia, con Hanna Suchocka, anche lei nel 1991, Ewa Kopacz, nel 2014, Beata Szydło nel 2015; la Danimarca, con Helle Thorning-Schmidt nel 2011 e ora Mette Frederiksen; la Finlandia, con Anneli Jäätteenmäki nel 2003, Mari Kiviniemi nel 2010 e ora Sanna Marin; la Lituania, con Kazimira Danutė Prunskienė nel 1990 e adesso Ingrida Šimonytė.
I Paesi Ue che hanno avuto una sola donna alla guida del loro governo sono: il Belgio, con Sophie Wilmès nel 2019; la Germania, con Angela Merkel dal 2005 al 2021; l’Austria, con Brigitte Bierlein nel 2019; la Slovacchia, con Iveta Radičová nel 2010; la Slovenia, con Alenka Bratušek nel 2013; la Croazia, con Jadranka Kosor nel 2009; la Grecia, con Vassiliki Thanou-Christophilou nel 2015; la Bulgaria, con Reneta Indzhova nel 1994; la Romania, con Viorica Dăncilă nel 2018; la Svezia, con Magdalena Andersson nel 2021; l’Estonia, con Kaja Kallas nel 2021; la Lettonia, con Laimdota Straujuma nel 2014.
Le donne premier in tutta Europa - Con l'addio di Liz Truss, erano scese a otto le donne in Europa alla guida di un governo. Con Giorgia Meloni tornano a nove. Le due premier più recenti nel Vecchio continente sono Elisabeth Borne, in carica in Francia dal 16 maggio 2022, e Mary Elizabeth Truss detta Liz, primo ministro del Regno Unito dal 6 settembre al 21 ottobre 2022, per 45 giorni.
Nell'elenco anche la Serbia, con Ana Brnabić, politica ed economista, primo ministro dal 29 giugno 2017; Ingrida Šimonytė, economista, dal dicembre 2020 primo ministro della Lituania. La socialdemocratica Magdalena Andersson è alla guida del governo svedese dal 30 novembre 2021 e Kaja Kallas dell'Estonia dal 26 gennaio 2021. In Islanda dal 30 novembre 2017 c’è la leader dei Verdi Katrín Jakobsdóttir; Mette Frederiksen, primo ministro della Danimarca dal 27 giugno 2019, e Sanna Marin, eletta in Finlandia il 10 dicembre del 2019.
Le donne ai vertici politici dell'Italia - Bisognò attendere il 1976, 30 anni dopo le prime elezioni che videro le italiane al voto, per avere una donna ministro in Italia: Tina Anselmi fu scelta da Giulio Andreotti come ministra del Lavoro nel suo terzo esecutivo. Dopo Tina Anselmi, un'altra grande figura femminile nella storia della politica italiana è stata Nilde Iotti, la prima donna presidente della Camera nel 1979. Vi restò per ben tre legislature fino al 1992. Dal 2013 al 2018 sarà la volta a Montecitorio di Laura Boldrini.
Per la prima presidente del Senato si aspetterà il 2018, quando Maria Elisabetta Alberti Casellati arriva a ricoprire la carica nella legislatura che si è appena conclusa con lo scioglimento anticipato delle Camere lo scorso luglio.
Le quote rosa nell'ultimo governo Draghi - In 76 anni di storia della Repubblica dal governo De Gasperi 2, il primo della Repubblica, nell'ultimo a guida Mario Draghi, le donne erano 8 su 23, cinque sugli otto "senza portafoglio" e 3 dei quindici ministri principali. Della quarantina di sottosegretari, circa la metà erano donne, almeno in questo in giusta rappresentanza di una popolazione italiana divisa quasi esattamente a metà fra uomini e donne con una lieve prevalenza femminile (quasi 31 milioni sui 60 complessivi, il 51,29% della popolazione).