intossicati al ristorante

Gubbio, pranzo di pesce finisce male: diarrea, vomito e "scene apocalittiche" ma è una fake news

Sul web è diventato un caso social con tutte le ricostruzioni: foto, audio e dettagli "raccapriccianti". Ma scavando a fondo escono fuori molte incongruenze. E alla fine interviene anche il ristoratore

© Afp

A Gubbio una cena a base di pesce finisce male per una comitiva di circa 40 persone che sono rimaste intossicate. La storia è diventata virale con il classico passaparola via social e WhatsApp. "Scene apocalittiche" si sente in alcuni audio che circolano. I poveri malcapitati si sono infatti ritrovati ad affrontare scariche di diarrea e vomito improvvisi. Alcuni di loro hanno dovuto ricorrere alle cure mediche. Questo è quello che gira ma è una storia che fa acqua da tutte le parti con la parola fine messa dal ristoratore chiamato ingiustamente in causa dal solito tam tam social.

La comitiva di pescatori - E' quindi tutta una fake news? Partiamo da quello che sappiamo: stando ad alcuni giornali locali domenica 2 ottobre (ma anche qui le date che girano sono diverse), i membri di una società di pesca sportiva di Gubbio (Umbria) si sono riuniti per una battuta di pesca al tonno per poi recarsi tutti insieme in un ristorante e consumare quanto pescato. Ma qualcosa è andato storto. Pare che diversi commensali abbiano imprudentemente deciso di consumare alcuni pesci crudi e siano stati colti da scariche di diarrea incontrollabili. Addirittura, si sente in alcuni audio, di quelli "inoltrati molte volte" che girano su WhatsApp, qualcuno si è lasciato "andare" negli angoli dei ristoranti. Fino ad arrivare a chi ha preso l'auto cercando di raggiungere casa salvo poi finire in un fossato distruggendo anche altre vettura. Ovviamente con maleodoranti produzioni all'interno del veicolo.

La classica storia verosimile la quale, dato che non ci sono state vittime gravi, alla fine strappa un sorriso. Ma allora perché si pensa ad una fake news? Andiamo con ordine.

La pesca al tonnetto - Se da un lato la pesca al tonno con lenza si può fare in autunno, è anche vero che da Gubbio bisogna raggiungere il mare. I luoghi migliori per farla sono quelli sul litorale toscano e laziale. Da qui bisogna prendere una barca e poi andare al largo. Insomma, non una battuta di pesca da fare in giornata. Eppure tutti i giornali che riportano la notizia parlano di una battuta di pesca seguita dalla mangiata al ristorante.

Il pesce crudo - Veniamo quindi a Gubbio e il ristorante di pesce. I pescatori della comitiva avrebbero quindi portato i frutti della loro uscita in un ristorante a Gubbio e qui si sarebbero fatti servire il pesce crudo. Un fatto da denuncia, visto che i ristoranti devono aver tracciato tutto il cibo che portano a tavola e quindi nessuno, in regola, accetterebbe mai di servire pietanze i cui ingredienti sono portati da casa. E poi, le cruditè. Per servire il pesce crudo, serve che l'alimento venga prima abbattuto, cioè portato a una temperatura di -20° centigradi per almeno 24 ore. In alternativa si potrebbe tenere il pesce in un comune freezer per almeno 96 ore. Insomma, nessuno ristoratore, accetterebbe di rischiare attentare alla vita dei propri clienti con una simile sciocchezza. E nessun pescatore che si definisca tale mangerebbe crudo il proprio pescato (non siamo Tom Hanks in Cast Away).

La fonte della notizia e gli audio WhatsApp - Certo sentire i coloriti (e blasfemi) audio che sono girati sui telefonini che raccontavano di questa "apocalittica" scena può aver attirato l'attenzione. Ma la sequenza di eventi: 40 persone intossicate, gente con diarrea incontrollabile, ambulanze per i casi più gravi, incidenti d'auto con persone alle prese con scariche di dissenteria e infine le foto (la cui fonte resta però impossibile da trovare). Troppe notizie per non avere una versione ufficiale da parte di forze dell'ordine o sanitari del 118. Nessuno ha riportato la notizia, che invece è basata solo sulla viralità. Possiamo dunque dire che siamo probabilmente di fronte, visto che il protagonista della vicenda è un tonnetto, a un pesce d'aprile un po' in ritardo.

Il post del ristoratore: "Chiacchiere diffamanti" - A mettere infine un suggello alla vicenda è il post facebook del ristoratore chiamato in causa in questa vicenda che non citeremo, per tutelarlo, dalla grande campagna diffamatoria che lo sta investendo. Scrive il titolare del ristorante su Facebook: "Dopo aver constatato che a distanza di giorni tali supposizioni (perché di questo si tratta, solo di “chiacchiere”) vengono ancora alimentate da mere voci di popolo mi trovo costretto a replicare. Corrisponde a verità che il giorno del pranzo sia intervenuto, presso il ristorante, personale medico del 118, tuttavia, tale intervento si è reso necessario per problemi personali di salute che hanno afflitto due avventori, ma che nulla hanno a che vedere, in alcun modo, con la qualità e/o tipologia del cibo somministrato presso il ristorante".

Intervistato da Il Giornale il ristoratore aggiunge: "Avevamo permesso ai componenti della società di pesca di pranzare nel nostro ristorante. Il pesce crudo lo hanno portato loro da fuori e, da quanto ne so, lo hanno fatto sfilettare in un altro locale. Quindi noi abbiamo solo ospitato le oltre cento persone. Potrebbe bastare questo per giustificarmi, ma vorrei smentire ciò che sta circolando sui social. Si tratta di chiacchiere che vengono alimentate da voci di popolo". "Si è voluto creare un caso che non esiste pubblicando perfino immagini scabrose false, poiché le persone immortalate non sono nel mio locale", ha poi concluso. 

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