l'intesa resta lontana

Emergenza gas, Draghi al vertice Ue chiede unità e misure rapide

Mentre al Consiglio prosegue lo scontro, il premier ha ribadito la necessità di mettere rapidamente sul tavolo una forma di price cap e uno strumento di solidarietà come lo Sure sull'energia

© Ansa

L'emergenza gas va affrontata "agendo subito, mantenendo l'unità dell'Ue e preservando il mercato unico". Sono questi alcuni dei punti chiave che il premier Mario Draghi ha sottolineato nel corso del suo intervento al tavolo del vertice europeo di Bruxelles. Draghi ha ribadito la necessità di mettere rapidamente sul tavolo una forma di price cap e uno strumento di solidarietà come lo Sure sull'energia.

Il premier italiano è volato ad un Consiglio europeo dove lo scontro è permanente e con la posizione della Germania su price cap e debito comune che, rispetto a qualche mese fa, è apparsa ancora più rigida. Eppure, in un intervento descritto da più fonti europee come nettissimo e forte, il premier uscente ha ribadito l'urgenza delle misure energetiche. Che Roma ritiene non più differibili.

Lo scontro principale comunque si consuma tutto tra Parigi e Berlino, ormai in piena crisi. E nemmeno il bilaterale tra Emmanuel Macron e Olaf Scholz prima dell'avvio dei lavori è riuscito a rimarginare le divergenze. A certificarlo le parole seccate del francese, che a favor di telecamere non le ha mandate a dire. "Dobbiamo preservare l'unità finanziaria e politica degli europei" e "non è positivo che la Germania si isoli", ha tuonato. 

La bozza di conclusioni del summit, in cui si invita la Commissione ad andare avanti con il lavoro su una serie di misure sull'energia, non soddisfa il presidente del Consiglio. Draghi ritiene che il mandato dei 27 all'esecutivo europeo debba essere più chiaro, più netto, più concreto. E' difficile che il capo del governo rientri a Roma con il bottino pieno.

Il muro dei falchi del Nord per l'intero dibattito nella sessione energia ha retto. Sia contro l'ipotesi di un price cap dinamico e temporaneo sia contro la possibilità di uno Sure 2 sull'energia. Punti, questi, che per l'Italia sono pilastri. "Dobbiamo adottare misure che incidano subito sui prezzi, come un price cap e come una riforma del mercato elettrico", ha sostenuto Draghi.

La battaglia dell'Italia, ora, non è più solo sul price cap. La necessità di un debito comune europeo è ritenuta parimenti importante. "Gli Stati membri devono avere una capacità di spesa comune per difendere il level playing field. Non è una questione di solidarietà ma di salvaguardia del mercato interno", ha scandito Draghi. Riferendosi, anche se non è stata citata, innanzitutto a Berlino e al suo scudo da 200 miliardi annunciato nelle settimane scorse.

"Il rischio - ha evidenziato il premier - è quello di una frammentazione del mercato che può avere riflessi negativi sull'unità europea se i Paesi che hanno maggior spazio fiscale operano in autonomia". Il tema, per Palazzo Chigi, è semplice: serve che ci sia equità tra i Paesi membri e che non siano favoriti quelli che hanno bilanci meno oberati dal debito.

Anche per questo, se da un lato Draghi non si è detto contrario a un price cap al gas che forma il prezzo dell'elettricità - il cosiddetto modello iberico, voluto anche dalla Francia, ad esempio - dall'altro ha spiegato come il differenziale tra prezzo amministrato e prezzo di mercato debba essere pagato con strumenti comuni. Prestiti, non sovvenzioni, sulla scia dello Sure. Al fianco, Draghi ha più di un alleato. Ma ha le ore contate.

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