Roman Polanski non avrebbe avuto bisogno di violentare qualcuno perché tutte volevano andare a letto con lui. La difesa di Emmanuelle Seigner, attrice e moglie del regista accusato di violenza e stupro nei confronti di una tredicenne negli anni 70, ha suscitato un vespaio di polemiche in Francia. "Quando ho conosciuto mio marito, tutte le donne volevano andare a letto con lui - ha detto in un'intervista televisiva -, era molto attraente e non credo avesse bisogno di violentare qualcuno".
Roman Polanski fu accusato di aver drogato e stuprato, nel 1977, Samantha Gailey che all'epoca aveva tredici anni. Il regista trascorse 42 giorni in prigione per poi darsi alla fuga all'estero. La vicenda si è trascinata fino al 2009, quando fu fermato in Svizzera. Gli arresti domiciliari e il braccialetto elettronico gli furono revocati il 12 luglio 2010 dalle autorità elvetiche. Nella stessa circostanza, in considerazione di un vizio di forma, fu negata l'estradizione del regista negli Stati Uniti.
"A tredici anni si è giovani, certo, ma era un'epoca molto permissiva - ha detto la Seigner -. Per me, che ho iniziato la mia carriera di modella a 14 anni, non è una storia che mi ha sconvolto. Gailey ha perdonato Roman, hanno un ottimo rapporto e si scrivono anche e-mail. Non sopporta questo statuto di vittima e per questo ha chiesto l'archiviazione del procedimento".
Agli occhi dell'attrice, ora il regista è visto come un paria e questo ha avuto delle ripercussioni sulla propria carriera. "È terribile. Agli attori viene consigliato di non recitare nei suoi film. Io stessa sono sulla lista nera in Francia".
La giornalista francese Hélène Devynck autrice del libro "L'impunite", nel quale accusa di violenza il celebre anchorman Patrick Poivre d'Arvor, ha condannato su Twitter l'intervento dell'attrice: "La presunzione irrefutabile del consenso. Il viale dell'impunità". Su Tf1, come sempre". In riferimento alla rete dove per anni, Patrick Poivre d'Arvor ha condotto il telegiornale più seguito in Francia.
Un altro passaggio dell'intervista è poi stato criticato duramente: quello dove Emanuelle Seigner sembra evocare le persecuzioni antisemite a proposito del marito, ricordando le proteste alla cerimonia dei Caesar, gli Oscar del cinema francese. In quell'occasione Polanski venne premiato per la regia di "L'ufficiale e la spia. "Fuori dalla sala, le militanti femministe manifestavano e i poliziotti hanno usato i gas lacrimogeni. Alcune hanno gridato "Non siamo noi che dovete gasare, ma Polanski". Vorrei ricordare - prosegue l'attrice - che la madre di Roman è morta incinta nelle camere a gas di Auschwitz. Dunque, non so se abbiamo bisogno di queste militanti femministe".