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Simple Minds: "Tra Glasgow e Taormina, il nuovo album nasce dalle nostre radici"

Il 21 ottobre esce "Direction of the Heart", nuovo album della band scozzese. Tgcom24 ne ha parlato con Jim Kerr

di Massimo Longoni

© Dean Chalkey

I Simple Minds tornano con un nuovo album, "Direction of the Heart", in uscita il 21 ottobre. Ennesima conferma della rinascita di una band che dal 2014, con l'album "Big Music", ha trovato una seconda giovinezza e da allora non si è più fermata. "Sul finire degli anni 90 siamo andati davvero a un passo dal chiudere la nostra storia - dice Jim Kerr a Tgcom24 -. Poi mentre mi trovavo in Sicilia, che è diventata la mia casa, ho scoperto che tanti ancora si ricordavano di noi e chiedevano la nostra musica. E siamo ripartiti con la voglia di fare grandi dischi. E con il nostro sound storico affrontiamo temi di oggi".  

E per i Simple Minds sono diciotto. E' questo il numero totale di album in studio pubblicati dalla band scozzese a partire da quel 1979 quando uscì "Life in a Day". Una storia lunga e importante che ha vissuto diverse fasi. Da quelle iniziali, da band poco più che di nicchia ma estremamente influente con dischi che hanno marchiato a fuoco la new wave (uno per tutti "New Gold Dream (81-82-83-84)") per poi diventare un fenomeno pop da stadio, a partire dal 1985 paradossalmente grazie alla spinta propulsiva del primo brano da loro interpretato ma non scritto, "Don't You (Forget About Me)". Poi sarebbero arrivati "Alive and Kicking", "Mandela Day", "Biko", "Belfast Child" e altri successi. Ma con l'ingresso negli anni 80 le cose hanno iniziato a cambiare, come per molti altri gruppi simbolo di quel decennio. "E' normale sia così - dice Jim Kerr -, sei sei il gruppo di una generazione, quella successiva vorrà ucciderti. Nessuno vuole ascoltare la musica dei propri padri, eravamo diventati spazzatura da dimenticare". 

I lavori così iniziano a diradarsi ma soprattutto i numeri a calare impietosamente e i Simple Minds tornano a essere un gruppo di nicchia, quasi per reduci. Al punto che Jim Kerr valuta di chiudere quell'esperienza per la quale sembrano non esserci più i presupposti ma soprattutto un pubblico. Inoltre qualche componente se ne va e "bisogna essere onesti, cominciavamo ad annoiarci di noi stessi. Persino i Beatles sono andati avanti solo dieci anni" ammette Kerr. Ma qualcosa cambia e la magia avviene in Italia dove lo scozzese si è trasferito. Ora infatti vive in Sicilia, a Taormina, dove è arrivato grazie ai racconti di suo nonno che l'aveva scoperta da soldato durante la Seconda Guerra Mondiale. "Andavo a giocare a calcio con una squadretta locale e quando arrivavano gli avversari da Messina o Catania i ragazzi si portavano qualche nostro disco da farmi firmare - racconta Kerr che in Sicilia ha anche aperto un albergo -. Per loro eravamo davvero dei miti, anche se questo non gli impediva poi di tirarmi qualche scarpata durante la partita. Il gioco è gioco...". Qualcuno chiede a Kerr di fare qualcosa, aiutarlo con della musica ma lui rifiuta sempre. Fino a quando non incontra Daniele Cimino che gli chiede una mano per una canzone. E improvvisamente sente che la macchina può rimettersi in moto.   

L'Italia per Kerr è un amore antico, sbocciato a tredici anni. "Abbiamo fatto una gita con la scuola a Rimini e io che venivo da Glasgow, dove era tutto triste e grigio, ho scoperto che il mondo era a colori" spiega. Un amore poi proseguito nel tempo al punto che oggi Kerr ha preso la cittadinanza italiana. "La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la Brexit. Non volevo avere a che fare con quella stronzata. E' stato un vero disastro, imbarazzante". "Direction of the Heart" è nato dove Kerr ha le sue radici, antiche e recenti. Iniziato infatti a Glasgow, nel 2019, è stato poi realizzato in gran parte a Taormina, durante il periodo del Covid. Il tutto con il compagno di sempre, il chitarrista Charlie Burchill, anche lui diventato cittadino taorminese. Un disco che parte da un momento difficile per il cantante e compositore. "Mentre stavamo iniziando a lavorare all'album ho scoperto che mio padre era molto malato - dice -. Le nostre case erano una di fianco all'altra così, dopo aver suonato durante il giorno, la sera salivo da lui e facevamo lunghe chiacchierate. Da queste è nata la canzone 'Vision Thing'". Non solo i discorsi ma anche i cimeli di famiglia e dei Simple Minds che Jim trova in soffitta conservati dal padre. "Ho cercato in lui una versione di me stesso, osservando il me più giovane e li ho fatti entrare entrambi in questa canzone".

"Direction of the Heart" è un disco che cuce insieme mirabilmente passato e presente. Il primo lo si può ritrovare nelle musiche e nelle melodie caratteristiche dei Simple Minds storici, il presente è nei testi che raccontano l'oggi. "Abbiamo provato a mixare lo stile dei Simple Minds degli anni 80, quello dell'art rock con l'esperienza dell'oggi - spiega -. Può sembrare facile ma non lo è. Non puoi portare indietro il tempo, quello è il passato e siamo tutti cambiati, il mondo è cambiato. E quindi è bello avere canzoni che trattino temi attuali. 'Who Killed Truth?'. La verità oggi è sempre più inafferrrabile. Prendiamo le nostre verità dai media, da internet, da molte fonti. E se una volta, più o meno, sapevi cos'era la verità, oggi è sempre più difficile. E nel brano proviamo a chiederci cosa sia successo". Per un periodo i Simple Minds sono stati visti anche come esempio di un certo pop-rock impegnato sui grandi temi. Cosa c'è oggi di politico nella loro musica? "Anche in questo caso una volta era più semplice, i blocchi, le parti con cui schierarsi erano molto chiare - sottolinea Jim Kerr -, oggi si può fare politica con piccole cose di ogni giorno. Anche il caffè che bevi o la macchina che guidi sono scelte politiche. Ma alla fine i temi non cambiano: ingiustizie, razzismo, guerra. Cambia la geografia. Per esempio ci chiedono perché suonare 'Belfast Child' oggi che a Belfast c'è la pace. Ma in quel momento non stiamo parlando di Belfast, ma dell'Ucraina, delle vittime dell'ingiustizia". 

Per i "nuovi" Simple Minds la storia è ricominciata davvero nel 2014, con l'album "Big Music". E' come se, dopo gli anni bui e la ripresa, in quel momento finalmente la band fosse tornata in contatto con la sua anima profonda. "La decisione fondamentale è stata quella di impegnarsi al 100% - dice il cantante -. Quando sei giovane è normale, non hai altro, ma quando hai una certa età, vivi a Taormina a due passi dal mare e sai che nessuno compra più dischi... trovare le motivazioni non è così ovvio. Noi ci siamo riusciti e soprattutto abbiamo deciso che non ci bastava fare buoni dischi, ci siamo impegnati per realizzare grandi dischi". E adesso il futuro cosa riserva? "I Simple Minds sono una storia, e ogni disco ne rappresenta un capitolo - conclude Kerr -. Io e Charlie ci siamo conosciuti che avevamo dieci anni, i Simple Minds sono nati come un gruppo scolastico. E oggi abbiamo una grande formazione live, con musicisti e musiciste, componenti che arrivano da diverse culture. Non sappiamo quanto andrà avanti ma siamo felici di continuare".  

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