dopo la rivolta

Iran, incendio nel carcere di Evin: 4 detenuti morti e oltre 60 feriti | Farnesina: "Alessia Piperno sta bene"

La detenuta italiana è nella struttura dal 28 settembre. Le quattro vittime "sono morte per aver inalato il fumo dell'incendio"

© Afp

In Iran sono ormai state domate le fiamme divampate nel carcere di Evin dopo la rivolta nel braccio 7 della struttura: quattro detenuti sono morti e 61 sono rimasti feriti in seguito al rogo scoppiato sabato. Lo ha comunicato l'autorità giudiziaria iraniana, come riportano i media internazionali. La Farnesina fa sapere che la detenuta italiana, la travel blogger Alessia Piperno, arrestata il 28 settembre, sta bene.

Nel carcere di Evin rinchiusi prigionieri politici - Secondo quanto riferito dalle autorità giudiziarie dell'Iran citate dall'agenzia Irna, le quattro vittime, detenuti condannati per furto, "sono morte per aver inalato il fumo dell'incendio". Altri 61 detenuti sono rimasti feriti, ma solo 10 di loro hanno avuto bisogno di ricovero ospedaliero. Quattro di loro sarebbero però in gravi condizioni. Nel carcere di Evin sono rinchiusi anche attivisti politici, giornalisti e cittadini con doppia nazionalità e di nazionalità straniera.


I Radicali: "Vogliamo notizie sulla Piperno" - "Vogliamo avere notizie sulle condizioni di Piperno e Djalali. Chiediamo al nostro Governo, al nostro ministro degli Esteri Luigi DI Maio, di convocare immediatamente l'ambasciatore iraniano in Italia per formalizzare la nostra opposizione al regime teocratico di Teheran, che si sta macchiando di indicibili crimini contro i propri cittadini e, soprattutto, contro le proprie cittadine". Lo affermano Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani. "La strage terrificante al carcere di Teheran è solo l'ultimo episodio di una striscia di sangue che deve finire, cessare, insieme al regime repressivo iraniano. Vogliamo notizie sulle condizioni di salute di Alessia Piperno e Ahmad Reza Djalali (ricercatore iraniano che ha lavorato in Piemonte), tutti e due reclusi nella struttura dove è scoppiata la rivolta. All'ambasciatore vorremmo dire che il mondo intero dovrebbe inchinarsi di fronte al coraggio e alla forza delle donne iraniane. Un esempio che deve insegnare a tutti noi il valore della libertà e della lotta per la libertà", concludono. 

Anche il regista Panahi è rinchiuso nella struttura - Alcuni attivisti politici, tra cui il regista Jafar Panahi e il riformista Mostafa Tajzadeh, così come cittadini con doppia nazionalità come l'iraniano-francese Fariba Adelkhah, l'iraniano-americano Siamak Namazi e iraniano-americano Emad Sharghi, erano detenuti nelle stesse celle in cui è scoppiato l'incendio a Evin. Namazi e Sharghi hanno informato le loro famiglie delle buone condizioni di salute. Lo ha riferito l'autorità giudiziaria iraniana. Anche il regista Panahi si sarebbe messo in contatto con i familiari per tranquillizzarli.

Fratoianni: "Situazione inaccettabile" - "Non solo l'inaccettabile e violenta repressione del regime iraniano contro le donne che da settimane esigono il rispetto della loro dignità e libertà. Ora pure il massacro in un carcere". Nicola Fratoianni, dell'Alleanza Verdi Sinistra, attacca Teheran. "Una situazione insostenibile - prosegue il leader di Sinistra Italiana - di cui porta la completa responsabilità un vertice teocratico, fuori da storia e civiltà. L'Italia si faccia sentire con voce forte e autorevole - conclude Fratoianni - cessino i massacri, basta con la repressione, si rispettino i diritti civili e umani". 

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