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Università, il caro-affitti si abbatte sui “fuorisede”

Uno su quattro, complice la crisi, cerca nuove sistemazioni economicamente più “sostenibili”

Istockphoto

La pandemia, nel momento del ritorno alla didattica in presenza, aveva spinto tanti studenti universitari ad abbandonare le città in cui studiavano da fuorisede e a tornare nei luoghi natii. Spesso continuando a restare iscritti nell’ateneo in cui si trovavano. Ma le cose stanno cambiando, perché l’attuale crisi economica, oltre a scatenare le proteste di tantissimi ragazzi che lamentano l’eccessivo rincaro degli affitti (specie nelle grandi città), sta incentivando un fenomeno nuovo, almeno in queste proporzioni: il boom del “cambio alloggio”. Infatti, tra chi frequenta l’università lontano da casa, ben 1 su 4 ha deciso di cercare un altro appartamento o un altro posto letto, in vista dell’inizio del nuovo anno accademico. A segnalarlo una ricerca condotta da Skuola.net, intervistando circa 700 studenti fuori sede.

La crisi bussa alla porta dei fuori sede

Molto spesso, alla base di questa decisione, ci sono proprio motivazioni legate al portafoglio: quasi 2 su 3 dicono di essersi messi in cerca di una nuova soluzione per ragioni “di bilancio”. Le dinamiche che si sono innescate sono fondamentalmente due: o il loro budget si è ridotto a tal punto da non consentirgli di pagare l’affitto, sebbene immutato (21%); oppure - soprattutto - il canone mensile che, dopo l’estate, è aumentato in modo così sensibile da non essere più “sostenibile” per le proprie tasche (42%).

Per le matricole la ricerca di un alloggio è uno slalom

Al caro-affitti, ovviamente, non sfuggono neanche quelli che una casa per frequentare un corso di laurea distante dalla loro città la stanno cercando per la prima volta: le matricole. All’inizio del mese di ottobre (con le lezioni vicine al via o addirittura già cominciate), solamente 1 su 2 diceva di aver già definito tutto. E l’altra metà? Oltre un terzo (36%) sosteneva di essere in ritardo a causa di prezzi troppo alti. A cui va aggiunto un 33% che ha trovato sulla sua strada un’offerta deludente, con stanze o appartamenti magari dal costo abbordabile ma con pessime condizioni strutturali o abitative. Solo il 31% imputa la mancanza di certezze al fatto di essersi mosso alla ricerca in ritardo, facendo mea culpa.

Si tentanto le strade che fanno risparmaire di più

Terzo, ma non meno rilevante, indizio di come la crisi stia condizionando anche la vita dei fuorisede riguarda le scelte d’alloggio finali. Che, oggi più che mai, escono spesso e volentieri dal binomio “appartamento da solo - casa condivisa”. Non a caso, la fetta più grande degli intervistati (33%), almeno sulle prime, ha provato o sta ancora tentando di accaparrarsi un posto in uno studentato (sicuramente dal costo più ragionevole). A seguire (31%) ci sono quelli che restano legati, più per necessità che per scelta, alla classica stanza o posto letto, rassegnandosi all’idea di dividere gli ambienti comuni con altri “colleghi”. A puntare una casa intera sono molti di meno, circa un quinto degli intervistati (18%). Mentre 1 su 10 busserà alle porte di collegi e convitti privati. Ma c’è persino chi (6%) spera di farsi ospitare per tutto l’anno accademico da parenti o conoscenti.

“Solo 40mila posti letto negli studentati pubblici a fronte di una popolazione di oltre 750mila universitari residenti in una provincia diversa da quella in cui sono immatricolati. Certo anche volendo ricorrere al pendolarismo, la sproporzione è evidente. Così in attesa che il PNRR porti in dote altri 60 mila posti letto entro il 2026, numerosi studenti fuori sede rischiano di non riuscire a trovare una soluzione abitativa adeguata. Infatti, chi non trova posto in uno studentato, deve necessariamente ricorrere a soggetti privati che in questo momento hanno vita facile a giocare al rialzo, spinti anche dall’inflazione vicina alla doppia cifra. Mentre le borse di studio sono ferme alla soglia minima di circa 5.200 euro annui, che in città come Milano bastano appena per pagarsi un posto letto in una doppia. Una situazione chiaramente insostenibile, che è alla base delle numerose proteste, in piazza e sui social, a cui stiamo assistendo in questi giorni”, commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

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