Earth’s Memory, i ghiacciai testimoni della crisi climatica
I danni del clima: fotografie a confronto
Solo quando incappiamo in una nostra foto di qualche anno fa ci rendiamo conto che stiamo invecchiando. Solo analizzando lo stato di un ghiacciaio nel trascorrere del tempo abbiamo la piena consapevolezza dei danni legati ai cambiamenti climatici. L’idea, semplice ma illuminante, è di Fabiano Venturi, fotografo paesaggista specializzato in tematiche ambientali. Rintracciare gli esatti punti fotografici storici dei maggiori ghiacciai montani della Terra per confrontare le foto di allora con gli scatti di oggi dall’identica inquadratura. Dalle Alpi al Karakorum, dal Caucaso all’Alaska, dalle Ande all’Himalaya: 90 confronti fotografici che si sono trasformati nella mostra “Earth’s Memory” esposta al Forte di Bard, in Valle d’Aosta. La mostra presenta in anteprima mondiale i risultati del progetto “Sulle tracce dei ghiacciai”, un viaggio fotografico-scientifico ideato e diretto dal fotografo Fabiano Ventura. Promossa e organizzata dal Forte di Bard, l’esposizione sarà visitabile dal 17 giugno al 18 novembre 2022.
Earth’s Memory raccoglie un percorso lungo 13 anni, nato per documentare e mostrare gli sconvolgenti effetti dei cambiamenti climatici sul pianeta. “Fabiano Ventura con un progetto che è durato 13 anni ha percorso tutti i grandi gruppi glaciologici del mondo e ha presentato un confronto tra le fotografie storiche dell’inizio del 1900 con la situazione 150 anni dopo. L’obiettivo è quello di divulgare presso il grande pubblico l’idea che dobbiamo prenderci cura del nostro Pianeta” racconta Ornella Badery, Presidente del Forte di Bard.
Le foto evidenziano proprio questo, ghiacciai scomparsi e paesaggi drammaticamente stravolti. Un ultimo monito per rimediare al declino che non riguarda solo il Pianeta. Attraverso la rappresentazione fotografica dei ghiacciai, grazie alla forza delle immagini contemporanee e al raffronto con le identiche inquadrature immortalate dai grandi maestri del passato prima della crisi climatica, la mostra comunica in modo inequivocabile gli effetti del riscaldamento globale sugli ecosistemi, proponendo al visitatore un’intensa riflessione sul rapporto che lega l’uomo e l’ambiente naturale.
“Spesso si utilizza lo slogan ‘Salviamo il Pianeta’, ‘Salviamo la Natura’. Io credo che invece sia necessario comprendere che il problema è nostro. Siamo noi che dobbiamo cercare di salvare la nostra umanità e quindi preservare la natura significa preservare noi stessi come specie e come umanità” spiega il fotografo Fabiano Venturi. Immagini di altissima qualità, proiezioni e interviste, documenti e mappe, ma anche due confronti fotografici sulle Alpi e il Caucaso con stampe inarcate di oltre 7 metri. “Rappresentano effettivamente la reale curvatura terrestre quando una persona si trova davanti a questo paesaggio. Trovandosi immersi in queste due grandi curve si ha la possibilità di avere la stessa visione che si ha sulla vetta della montagna” continua il fotografo. Il più grande archivio esistente di fotografia comparativa per un progetto lungo 13 anni che si proietta nel futuro.
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