il caso

Milano, scarcerata un'85enne non autosufficiente: era detenuta per aver occupato una casa

Da circa due settimane si trovava a San Vittore per un ordine di carcerazione emesso dalla Procura per una condanna definitiva a 8 mesi. Il caso era stato denunciato dall'associazione Antigone

© Ansa

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha disposto la scarcerazione, sospendendo l'esecuzione della pena, per una donna di 85 anni di origine bosniaca, non autosufficiente, che da circa due settimane si trovava a San Vittore per un ordine di carcerazione emesso dalla Procura per una condanna definitiva a 8 mesi per l'occupazione abusiva di un alloggio. E' stata la stessa 85enne, aiutata dagli operatori del carcere, dove era entrata a fine settembre e dove tre giorni fa ha anche trascorso il suo compleanno, a firmare l'istanza di differimento pena che ha portato alla sua scarcerazione. Fuori dalla casa di reclusione ha trovato la figlia che l'ha presa in carico, ma ora, stando a quanto riferito, bisognerà capire se i familiari, che abitano in provincia di Novara, si prenderanno davvero cura di lei.

Ora la donna è libera - I giudici della Sorveglianza di Milano si sono subito attivati e giovedì mattina hanno adottato il provvedimento di sospensione della pena che porta alla scarcerazione della donna.

Il caso - Il caso dell'85enne era stato denunciato mercoledì dall'associazione Antigone. "Fino ad oggi - aveva detto l'organizzazione - nonostante i ripetuti solleciti dell'istituto e un'istanza di scarcerazione, la signora è ancora ristretta in carcere". L'85enne, aveva fatto sapere l'associazione Antigone, aveva bisogno di un'assistenza personale e una gestione sanitaria costante da parte di altre detenute e degli operatori del carcere. "Il carcere - aveva spiegato Valeria Verdolini, responsabile della sede lombarda di Antigone - si trova a dover gestire una situazione che non dipende dal penitenziario, il problema è quando si decide di portare in carcere una persona di 85 anni". 

Verdolini aveva inoltre sottolineato che la vicenda è emblematica, perché frequentemente persone ultrasettantenni o anche ultraottantenni entrano in carcere e perché l'assenza di una residenza "impedisce una vera e propria presa in carico da parte dei servizi, lasciando al penitenziario l'onere di gestione".

Sul caso si era attivato subito anche il garante dei detenuti del Comune di Milano, Franco Maisto, che mercoledì ha incontrato l'anziana. "Mi meraviglio - aveva spiegato Maisto - che sia stata data esecuzione a questa misura di carcerazione. E' una persona non orientata nello spazio e nel tempo, claudicante e non autosufficiente. Era una pena da differire o sospendere". E aveva chiarito di aver "dato input alla magistratura di sorveglianza".

Emergono, inoltre, altri particolari che chiariscono il quadro della vicenda. La donna fu condannata, con sentenza diventata definitiva, a 8 mesi con sospensione condizionale della pena. Sospensione, però, legata al fatto che entro tre mesi avrebbe dovuto lasciare la casa di via Bolla, a Milano, occupata abusivamente. L'anziana non lasciò l'appartamento e quindi il Tribunale revocò la sospensione della pena e l'Ufficio esecuzione della Procura di Milano, sulla base della sentenza, emise lo scorso marzo l'ordine di esecuzione della pena ma sospeso, perché la pena stava sotto i 4 anni. Tra aprile e giugno per due volte la Procura notificò al difensore l'ordine sospeso. Difesa che aveva la possibilità così nei termini previsti (30 giorni) di chiedere, sulla base delle condizioni di salute e dell'età della donna, la misura alternativa al carcere. Nel frattempo, con un verbale di vane ricerche la donna era stata dichiarata irreperibile.

Così, quando a fine settembre l'85enne fu trovata dalle forze dell'ordine in un altro appartamento occupato di via Bolla venne eseguito l'ordine di esecuzione pena con carcerazione, perché erano scaduti i termini della sospensione e la difesa non aveva fatto istanze. La Procura, per legge, non può decidere il differimento pena e in questo caso nemmeno era stata avanzata istanza. Finita in carcere a fine settembre ha presentato lei stessa richiesta al Tribunale di Sorveglianza, che ha disposto un accertamento medico, i cui esiti sono arrivati il 3 ottobre: non è affetta da patologie gravi, ma non è in grado di compiere gli atti quotidiani in autonomia.

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