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Isola di Pasqua, incendio doloso danneggia alcuni Moai

Alcune delle enigmatiche statue presenti sull'isolotto cileno da centinaia di anni sono rimaste lesionate

Brucia l'Isola di Pasqua e le fiamme hanno raggiunto anche alcuni tra i famosi Moai, le enigmatiche statue simbolo del luogo scolpite da una tribù di origine polinesiana oltre 500 anni fa. L'incendio, di probabile origine dolosa, ha coinvolto circa 60 ettari dell'isola cilena. Carolina Perez Dattari, funzionario del patrimonio culturale del Cile, ha parlato di gravi danni per alcuni Moai.

Non è ancora chiaro quante statue siano state rovinate dal rogo. A parlare di danni "irreparabili" sono state le autorità locali. L'Isola di Pasqua aveva riaperto dal turismo da appena due mesi dopo essere rimasta chiusa negli ultimi due anni a causa della pandemia da Covid.

I Moai danneggiati dall'incendio sull'Isola di Pasqua

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Incendio di un chilometro quadrato - Le autorità di Rapa Nui (il cui parco è anche sito dell'Unesco) hanno comunicato che l'incendio è scoppiato nella zona vicina al vulcano Rano Raraku e si è esteso per circa un chilometro quadrato. In quell'area sono presenti centinaia di Moai. E' stato il direttore della comunità Màu Henua, che cura la conservazione del parco nazionale, a parlare di danni "irreparabili". "Alcuni Moai sono completamente bruciati e i danni sono visibili sulla superficie", ha detto. La carenza di volontari ha inoltre rallentato lo spegnimento delle fiamme. E sull'origine del rogo si fa largo l'ipotesi del dolo. O quantomeno dell'imprudenza. "Tutti gli incendi che si sviluppano a Rapa Nui sono provocati dagli umani", ha detto ad una radio locale il sindaco dell'Isola di Pasqua, Pedro Edmunds Paoa.

Dov'è l'Isola di Pasqua e cosa sono i Moai - Situate a circa 3.600 km ad ovest delle coste del Sud America, l'Isola di Pasqua è, dal 1888, sotto la giurisdizione del Cile e nella lingua autoctona viene chiamata Rapa Nui. Per moltissimo tempo è stata abitata da alcune tribù polinesiane e sono state proprio loro ad erigere i Moai. Circa 1.100 statue erette con tecniche ancora non chiarite del tutto dagli studiosi. I Moai sono mediamente alti 4 metri ma esistono anche elementi che toccano i 10 metri di altezza e le 74 tonnellate di peso. Oscura la loro funzione, la teoria più accreditata è quella che rappresentino lo spirito dell'isola, una sorta di reincarnazione degli antenati degli abitanti dell'Isola di Pasqua, e che avrebbero dovuto augurare prosperità alla popolazione. E proprio per "dirigere" il loro potere sono stati tutti eretti con il viso rivolto verso l'interno dell'Isola di Pasqua.

Italiana la speranza per salvaguardare i Moai - I Moai sono però da tempo a rischio e proprio di recente si è pensato ad una soluzione italiana per salvarli. Il restauratore italiano Lorenzo Casamenti è riuscito 13 anni fa a trovare una sostanza (biocida) che sta permettendo il loro restauro e conservazione. In Cile dopo aver compiuto un nuovo sopralluogo sull'Isola di Pasqua ha raggiunto un accordo con la comunità indigena Màu Henua per sviluppare una collaborazione mirante ad una proposta di lavoro per la conservazione del moai. Si tratta, ha spiegato, di "un progetto di formazione per la gioventù di Rapa Nui in modo che sia essa a recuperare e proteggere il patrimonio archeologico dell'isola che appartiene in primo luogo alla popolazione locale e poi all'intera umanità". Casamenti opera presso l'Istituto Lorenzo de' Medici di Firenze. Nel 2009 quando scoprì che "la pietra dei Moai era attaccata in modo molto grave dal proliferare di licheni, una sorta di cancro della pelle che produce nelle statue dei buchi profondi". Le autorità locali avevano assicurato che avrebbero esaminato e risolto il problema "nel giro di tre anni" ma, ha sostenuto Casamenti, "la situazione era davvero grave per cui riuscii ad ottenere l'autorizzazione per portare in Italia alcune pietre attaccate dai licheni da far esaminare in un laboratorio specializzato". Le analisi, finanziate dall'Istituto de 'Medici, "hanno permesso in 30 giorni di individuare la sostanza biocida specifica, un equivalente di un antibiotico umano, che sta permettendo di recuperare le statue imponenti che si affacciano sul Pacifico".

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