I gasdotti Nord Stream potrebbero non funzionare mai più. E' il timore della Germania dopo che entrambe le linee, 1 e 2, dell'infrastruttura che collega la Russia all'Europa sono state gravemente danneggiate da esplosioni sospette al largo dell'isola danese di Bornholm, nel mar Baltico. Sui danneggiamenti circolano diverse ipotesi: il colpo di un sommergibile, di un drone marino o ancora di cariche di Tnt. Nessuna cancelleria infatti dubita ancora sul fatto che le falle non siano il risultato di un incidente ma di un sabotaggio, e il rimpallo di responsabilità tra Russia e Usa è già cominciato.
"E' stupido e assurdo" incolpare la Russia, ha tuonato il Cremlino. "Ridicolo" ipotizzare siano stati gli Stati Uniti, la replica della Casa Bianca. Mosca intanto ha aperto un'inchiesta per "terrorismo internazionale" e ha chiesto e ottenuto per venerdì una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu sull'accaduto, mentre Svezia e Danimarca sono state incaricare di fornire tutte le informazioni in merito ai membri del Consiglio, visto che le tre falle che si sono aperte nei gasdotti, sprigionando bolle di gas in mare, si trovano due nella zona economica esclusiva di Copenaghen, l'altra in quella di Stoccolma.
L'agenzia danese per l'Energia ha fatto sapere che oltre la metà del gas contenuto nel Nord Stream - pieno di gas sebbene fermo da agosto - si è già disperso nell'atmosfera e che il resto fuoriuscirà entro domenica. Solo quando il gas nel tubo sarà finito, sarà possibile scendere in profondità per indagare, ha spiegato il ministro della Difesa danese Morten Bodskov, mentre ad Amsterdam i Ttf segnano un nuovo rialzo dell,11,3%, chiudendo a 207 euro per megawattora.
La posizione russa - Dopo che l'Occidente aveva più o meno velatamente puntato il dito verso Mosca, il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov, ha spiegato come il Nord Stream fosse pieno di gas "molto costoso" e di proprietà russa, e che se non fosse stato per i danni subiti "il sistema sarebbe stato pronto a pomparlo". Invece "ora questo gas si sta disperdendo nell'aria". A quale scopo, è il ragionamento di Peskov, la Russia si sarebbe inflitta da sola un danno così grave? Per Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, dovrebbe essere piuttosto il presidente americano Joe Biden a chiarire il ruolo degli Usa in quando accaduto.
Il riferimento è a una dichiarazione dello stesso Biden risalente al 7 febbraio, prima dell'invasione russa in Ucraina, in cui il capo della Casa Bianca, al termine di un incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ammoniva: "Se la Russia attraversa il confine ucraino, non ci sarà più un Nord Stream 2. Vi metteremo fine". E alla domanda di una giornalista su come gli Stati Uniti avrebbero potuto fermare un gasdotto sotto il controllo dell'alleato tedesco, Biden rispose: "Ve lo assicuro, saremo capaci di farlo". Il video di questo scambio circola sui social, Zakharova non ha dovuto fare altro che rilanciarlo sul suo canale Telegram, chiamando in causa il presidente americano: "Ha il dovere di dire se gli Usa abbiano messo in atto la loro minaccia".
La posizione degli Usa - "Ridicolo", è stata la risposta della Casa Bianca, bollando l'accusa come consueta "disinformazione russa" e spiegando che le parole di Biden si riferivano alla pressione esercitata su Berlino affinché fermasse l'avvio del Nord Stream 2, cosa poi effettivamente accaduta.
"Nord Stream non funzionerà più" - E adesso i servizi di sicurezza tedeschi ritengono che entrambi i gasdotti possano restare inutilizzabili per sempre. Secondo fonti di governo citate dal quotidiano di Berlino Tagesspiegel, infatti, se non verranno riparati subito, l'acqua salata potrebbero corrodere i tubi.
Oltre ad avviare un proprio procedimento "preliminare" per terrorismo internazionale, Mosca si è anche detta disponibile a considerare richieste per un'indagine congiunta da parte europea, richieste che però al momento non sarebbero state avanzate da nessuno. Gli 007 svedesi dal canto loro hanno annunciato un'inchiesta per "sabotaggio aggravato" contro la sicurezza e gli interessi nazionali, mentre la Norvegia, la Germania e la Commissione europea hanno innalzato il livello di vigilanza sulle loro infrastrutture energetiche.