proteste nel paese

Iran, la famiglia di Mahsa Amini denuncia gli autori dell'arresto

La 23enne è morta in commissariato dopo essere stata fermata perché indossava male il velo. La notizia ha innescato un'ondata di proteste in tutto il Paese

© IranHumanRights.org, Twitter

La famiglia di Mahsa Amini, la giovane iraniana morta dopo essere stata portata in commissariato perché non indossava correttamente il velo, ha presentato una denuncia contro gli autori del suo arresto. Lo riporta l'agenzia Isna. Il suo caso ha scatenato in Iran un'ondata di proteste duramente represse dalla polizia.

Le proteste - Dall'inizio delle manifestazioni ci sarebbero stati più di 3mila arresti e secondo quanto riferisce l’organizzazione internazionale per i diritti umani Iran Human Rights 76 persone sarebbero state uccise negli scontri con la polizia. Tra queste c'è anche Hadis Najafi, la ragazza divenuta simbolo delle proteste dopo la pubblicazione di un video che la ritrae mentre lega pubblicamente i propri capelli biondi liberi dal velo: un chiaro segno di opposizione al regime degli ayatollah.

Oltre l'Iran - Le proteste hanno superato anche i confini nazionali, con manifestazioni di solidarietà al popolo iraniano in Italia, Portogallo, Grecia e altri Paesi occidentali. La rabbia delle donne iraniane, che per protesta hanno bruciato in strada i loro hijab e tagliato pubblicamente i capelli, non si è fermata nemmeno dopo la decisione delle autorità iraniane di limitare quasi del tutto l'accesso a internet alla popolazione.

La vicenda di Mahsa - In un primo momento la polizia aveva motivato la morte della ragazza con un improvviso malore dovuto a un'epilessia pregressa e lo stesso presidente iraniano Ebrahim Raisi aveva annunciato l'apertura di un'indagine sul caso. "Ho contattato la famiglia della vittima e ho assicurato che continueremo a investigare velocemente l'incidente", aveva inoltre promesso Raisi. Ma fin da subito i genitori di Mahsa avevano mostrato la propria diffidenza verso le autorità, negando in modo netto che la figlia avesse mai sofferto di qualche patologia. Ora, la loro denuncia, arrivata dopo più di dieci giorni dalla morte di Mahsa, ne è la conferma.

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