Smart working, lo studio: il 25% lavora di più, il 40% è contento perché può farlo anche se malato
I pro e i contro dell'attività da casa che ha preso piede con prepotenza durante la pandemia di Covid. Nel sondaggio, coinvolti i lavoratori agili di sei Paesi europei, Italia inclusa
E' cambiato il concetto di lavoro in Italia ed Europa negli ultimi due anni: la pandemia e la necessità di interventi d'emergenza per contenerla hanno portato a un boom del lavoro da casa, cioè allo smart working. Basti pensare che solo in Italia si è passati in due anni da meno di mezzo milione di lavoratori agili a oltre 5 milioni in smart working. Un cambiamento che ha portato vantaggi e svantaggi per chi affronta questa nuova modalità d'impiego, come conferma il rapporto sul benessere nel lavoro da casa 2022 di NFON, che ha intervistato gli smart worker di sei Paesi europei, capendo come vivono la nuova situazione. E il 25% ammette di lavorare di più, per uno su 3 è aumentato lo stress, mentre quasi il 40% è contento perché può farlo anche se malato.
I pro e i contro - Secondo i dati raccolti in sei Paesi europei, infatti, per oltre un lavoratore su 3 la nuova situazione ha aumentato lo stress. Lo smart working pesa per i dipendenti soprattutto per l'assenza di interazione sociale con i colleghi. La battuta con il vicino, la pausa caffè per fare due chiacchiere, ma anche la possibilità di scambiare opinioni e chiedere aiuto al collega/amico crea maggior stress per il 36% degli intervistati.
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