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Occupazione, nel 2050 in Italia solo uno su due avrà un'età lavorativa

I dati Istat: il rapporto tra chi potrà esercitare una professione e chi no passerà da circa 3 a 2 nel 2021 a circa 1 a 1 tra meno di 30 anni. L'impatto sul welfare e sulle politiche sociali sarà importante

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E' una fotografia impietosa quella che arriva dall'Istat sul futuro dell'Italia: crollo delle nascite, invecchiamento in aumento e, conseguente, assenza di lavoro. Sono i numeri a parlare che non lasciano molti margini interpretativi: da 59,2 milioni di abitanti al gennaio 2021 si passerà a 57,9 nel 2030, per arrivare a 54,2 milioni nel 2050 fino a 47,7 nel 2070. In meno di 50 anni la popolazione diminuirà di 11,5 milioni e, naturalmente anche la struttura sociale cambierà: il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa 3 a 2 nel 2021 a circa 1 a 1 nel 2050, con tutti i nodi di finanza pubblica e previdenziale che questo si porta dietro.

Gli abitanti che superano i 65 anni oggi rappresentano il 23,5% del totale, quella fino a 14 anni di età il 12,9%, quella nella fascia 15-64 anni il 63,6% mentre l'età media si è avvicinata al traguardo dei 46 anni. Di fatto, la popolazione del Paese è già ben dentro una fase accentuata e prolungata di invecchiamento. E ntro il 2050 gli over 65 potrebbero rappresentare il 34,9% del totale secondo lo scenario mediano.

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L'impatto sul welfare e in generale sulle politiche di protezione sociale sarà importante, dovendo fronteggiare i fabbisogni di una quota crescente di anziani anche a fronte di una diminuzione drastica (il 50% in meno) di persone che potranno lavorare. Sul piano dei rapporti intergenerazionali si presenterebbe il tema di un rapporto squilibrato tra over 65 e ragazzi, in misura di circa tre a uno. 

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