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Tetto al prezzo del gas, l’Europa non trova l’accordo  

L'Europa non ha trovato il tanto sperato accordo sul tetto al prezzo del gas per la contrarietà di alcuni paesi che hanno interessi diretti nella questione gas ma opposti a quelli della maggioranza degli stati membri

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Il paradosso della crisi energetica è che ci tocca tifare per un inverno mite, primo sintomo di un clima che cambia in modo inesorabile, perché non avremo presumibilmente gas a sufficienza. L'Europa non ha trovato il tanto sperato accordo sul tetto al prezzo del gas per la contrarietà di alcuni paesi che hanno interessi diretti nella questione gas ma opposti a quelli della maggioranza degli stati membri. L'Olanda è l'esempio più significativo di queste posizioni oltranziste e il motivo è squisitamente economico. Ad Amsterdam, infatti, si trova il TTF, un mercato virtuale, di primaria importanza, dove trasportatori e acquirenti commerciano forniture di gas per un controvalore quotidiano vicino ai due miliardi di euro. Si può comprare metano fisico, cioè a consegna immediata, oppure su contratti cosiddetti “Future” che scommettono su un andamento futuro del prezzo stipulando in anticipo un contratto. Queste ultime operazioni vengono dette speculative proprio perché avvengono a prezzi che si basano su previsioni e congetture e rappresentano più del 50% del valore totale annuo. In un anno e mezzo i prezzi sono passati da 17 euro circa al megawattora fino ai 350 registrati qualche settimana fa, con un incremento superiore al 1500%. 

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Ma il TTF è anche un punto di scambio fisico del gas grazie anche alla posizione geografica interconnessa dell’Olanda tra Oriente e Europa. Se da una parte il mercato virtuale è proprietà di una multinazionale americana che controlla anche la Borsa di New York, l'infrastruttura fisica che trasporta metano è proprietà del Paese. In un momento di crisi energetica, ma anche economica, la bilancia commerciale dell’Olanda verso gli altri Stati membri europei nel primo semestre 2022 mostra un aumento dell’avanzo da 104 a 151 miliardi di euro, rispetto al primo semestre 2021. I combustibili fossili (petrolio, gas, carbone) spiegano esattamente la metà di quella crescita di circa 47 miliardi. La curiosità è che i volumi di gas venduto sono diminuiti anche sensibilmente per via della stretta russa, ma i prezzi sono più che decuplicati e hanno fatto la differenza. Insomma, anche all'interno della stessa Europa, a maggiore solidarietà, c'è chi dice no. Non gli interessa un tubo, ma solo quello che ci passa dentro.

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