"La mia opinione su Putin è davvero cambiata durante la guerra, perché quando qualcuno inizia a invadere, bombardare, inviare carri armati in un altro Paese, beh, tutto cambia". Lo afferma Matteo Salvini a Bloomberg a meno di una settimana dal voto. Quello che per il leader delle Lega, che spinge sull'autonomia, non cambierà è invece la collocazione internazionale dell'Italia. "Per il prossimo futuro, la Cina è il nostro principale competitor - evidenzia -. Dobbiamo temerla perché non è una democrazia ed è pronta ad invadere il mercato europeo con i propri prodotti e merci".
Autonomia più del presidenzialismo - Il segno distintivo della Lega in questi ultimi giorni di campagna elettorale è l'autonomia, di cui molto ha parlato, ad esempio, il governatore del Veneto Luca Zaia (ma anche il lombardo Fontana e il friulano Fedriga) nel discorso di domenica dal palco di Pontida. E Salvini raccoglie proprio il testimone dei governatori sull'autonomia per contrapporla al presidenzialismo sognato da Giorgia Meloni. "Il sistema presidenziale è una delle riforme su cui lavoreremo. Ma penso sia più urgente e necessaria la concessione di una maggiore autonomia alle Regioni", mette in chiaro il segretario a Newsmax, sito di informazione vicino alla destra americana. A vantaggio dell'autonomia, ha spiegato, c'è anche il fattore tempo: "Può esser approvata senza modificare la Costituzione", sottolinea.
Quella di Salvini sulla collocazione internazionale dell'Italia, è una posizione sposata appieno da Silvio Berlusconi, a conferma dell'unità del centrodestra anche sulla politica estera: "Siamo nell'Europa, nella Nato, nell'Occidente, dobbiamo assolutamente avere le stesse politiche che hanno tutti gli altri Paesi", ha detto il leader di Forza Italia ospite di SkyTg24, rispondendo a una domanda sulle critiche rivolte dal leader leghista Matteo Salvini sulle sanzioni alla Russia.
"Queste sanzioni certo hanno fatto molto male alla Russia - ha aggiunto - Io sono andato molte volte in Russia per la mia amicizia con Putin e ho potuto notare che per storia e cultura è un paese veramente europeo. Ma oggi si è avvicinata alla Repubblica popolare cinese che è un totalitarismo comunista, il contrario di quello che volevamo. Noi non ci scontreremo nella maniera più assoluta sulle decisioni della Nato, dell'Europa, dell'Occidente ma il dispiacere di vedere una situazione ribaltata rispetto a quella del 2002 - ha concluso - ci addolora profondamente".
Infine una battuta anche sul premier Ungherese, Viktor Orban, a scanso di equivoci: "Noi siamo la garanzia che l'Italia guarderà a Bruxelles e non a Budapest - afferma Silvio Berlusconi - Dopo di che aggiungo che Orban è un leader democraticamente eletto e merita rispetto, è anche un mio amico ma l'Europa di Orban non è e non sarà mai la nostra Europa".