I giorni che ci dividono alle elezioni politiche del 25 settembre diminuiscono, i confronti (e gli scontri) tra i leader politici aumentano. L'ultima bagarre si è scatenata sul reddito di cittadinanza. Divisioni anche all'interno della medesima coalizione, quella del centrodestra, con Silvio Berlusconi che sostiene sia necessario allargarlo: "Noi non vogliamo eliminare il reddito di cittadinanza, come dicono i nostri avversari. Vogliamo aumentarlo ed estenderlo a tutti i cittadini che sono nella povertà che, nel nostro Paese, esiste ed è drammatica". Così il leader di Forza Italia in collegamento telefonico con un'iniziativa elettorale a Napoli alla presenza del coordinatore nazionale del partito Antonio Tajani. "Sono 4,7 milioni quelli che vivono in povertà assoluta, una vergogna nazionale. Per loro dobbiamo esserci sempre", ha aggiunto Berlusconi.
A pensarla in modo diametralmente opposto è l'alleata Giorgia Meloni. "Il reddito di cittadinanza non può durare, la situazione economica è difficile e le casse dello Stato non ce la fanno perciò meglio immaginare un rimborso spese dentro un percorso di formazione per trovare lavoro". Così la leader di Fratelli d'Italia in un comizio a Bari. "Nessuno viene lasciato indietro, non ascoltate la propaganda" ha aggiunto Merloni.
"Il reddito di cittadinanza è sbagliato perché mette sullo piano di assistenzialismo chi può lavorare e chi no. La soluzione qual è? Il mio modello è che per chi non è in condizione di lavorare certo che ci vuole uno strumento di assistenza, pensate se proprio Fdi che ha fatto le battaglie sull'Isee e le sue ingiustizie, le battaglie sulle case popolari, potrebbe lasciare qualcuno senza un reddito, ma lo stesso strumento non si può usare per chi può lavorare. Oggi hai i centri per l'impiego che non funzionano, perciò se sei disoccupato vai al centro per l'impiego che ti deve dire: questi sono i settori nei quali trovi lavoro, ecco chi ti forma, durante la formazione ti diamo un rimborso spese, ti fai formare e trovi un lavoro. Perché io credo nella dignità del lavoro". E infine: "Per quanto tempo lo posso dare il Reddito di cittadinanza, uno, due, tre anni? Le casse dello Stato non ce la fanno, e dopo tre anni quel ragazzo è più ricco o più povero avendo anche tre anni di più?".
Ad affondare il colpo è stato invece Giuseppe Conte. Il leader del Movimento Cinque Stelle, ovvero colui che lo ha varato in qualità di presidente del Consiglio, ha lanciato una provocazione all'indirizzo di colui che invece è arrivato a raccogliere le firme per abolirlo, ovvero Matteo Renzi. "Renzi parla di vergogna. Ma se non si vergogna lui, senatore della Repubblica, che si è fatto pagare dagli arabi e ha fatto una marchetta sul Rinascimento Saudita, possono vergognarsi le persone che prendono il reddito di cittadinanza? Lui prende 500 euro al giorno" ha dichiarato il presidente grillino ad Agrigento, replicando alle dichiarazioni del leader di Italia Viva che aveva definito scandaloso che Conte andasse in giro, per il Sud, promettendo che confermerà il reddito di cittadinanza. E parlando di reddito di cittadinanza, l’ex presidente del Consiglio, Conte, è stato applaudito: "Secondo voi, tutte queste persone che applaudono - ha commentato - prendono tutte il reddito di cittadinanza? Renzi deve fare una cosa, venga, finalmente senza scorta, in mezzo alla gente a parlare, a esporre le sue idee. Venga a dire che in Italia non occorre un sistema di protezione sociale. Venga a dirlo e non si nasconda".
Rapida (e pesante) la risposta di Matteo Renzi. "Ti devi vergognare Giuseppe Conte pensando che qualcuno possa picchiarmi. E’ incredibile questo modo di fare che inneggia alla violenza, Conte sei un mezzo uomo, abbi il coraggio di fare un confronto civile sui temi, questo è un linguaggio da mafioso della politica". Così il leader di Italia Viva durante un comizio elettorale a Genova. "Tre ore fa Palermo Conte ha detto 'Renzi venga senza scorta a Palermo a dire che vuol togliere il reddito di cittadinanza', cosa stai facendo Giuseppe Conte? Stai minacciando la violenza fisica. Quando uno dice andiamo a fare la campagna elettorale e portiamo tutti quelli con il reddito di cittadinanza usa un linguaggio clientelare, è voto di scambio".
Immediata la controreplica di Conte: "Renzi la smetta con le furbizie e non stravolga le cose. Non scambi per un invito alla violenza l’appello che gli rinnovo: si confronti senza filtri con il mondo reale e ascolti la voce di chi non ha niente. L’unica vera minaccia è quella che Renzi rivolge ogni giorno verso chi è in gravi difficoltà economiche e non arriva neppure a metà mese".
A chiudere (in attesa della prossima bagarre) il capitolo odierno, la telefonata di Renzi al ministro dell'Interno Lamorgese: "Il senatore Matteo Renzi ha telefonato alla ministra degli interni Luciana Lamorgese per esprimerle il vivo disappunto per le dichiarazioni minatorie rilasciate oggi da Conte ad Agrigento in vista della visita a Palermo di domani. Da qualche ora i social di Renzi sono letteralmente subissati di minacce di morte e violenza fisica. Renzi ha dunque chiesto particolare attenzione all'ordine pubblico per l'evento pubblico di domani a Palermo".