Si infiamma il conflitto tra Armenia e Azerbaigian, da decenni opposti l'una all'altro per il controllo del Nagorno-Karabakh. Gli scontri armati al confine tra i due Paesi, aggravatisi negli ultimi giorni, hanno provocato la morte di oltre cento soldati. I bombardamenti erano stati interrotti martedì mattina, anche se non completamente, dopo l'intervento di mediazione della Russia per concordare un cessate il fuoco. Per contrastare l'offensiva di Baku e "ristabilire l'integrità territoriale", Erevan ha chiesto l'intervento militare del Csto, l'Organizzazione del trattato di sicurezza collettivo a guida russa.
Il Caucaso torna a ribollire e a far tremare mezzo mondo per la sua presenza turbolenta ed esplosiva di diversi territori separatisti, centro dei disegni geopolitici di grandi potenze come Russia, Turchia e Stati Uniti. Il Nagorno-Karabakh è uno di questi territori, interno all'Azerbaigian dove la maggioranza della popolazione è però armena.
Gli azeri colpiscono auto dei servizi russi - Il ministero della Difesa armeno ha accusato le forze dell'Azerbaigian di avere aperto il fuoco su un'auto dei servizi di sicurezza russi Fsb nella zona degli scontri di frontiera. Il veicolo stava svolgendo una "missione umanitaria", secondo la stessa fonte, citata dall'agenzia russa Tass. La Russia finora non ha fornito alcuna notizia sull'accaduto.
I perché del conflitto - La tensione fra i due Paesi era salita già nelle scorse settimane, con le accuse di Mosca all'Azerbaigian di aver violato la tregua nel Nagorno-Karabakh (mediato nel novembre del 2020 proprio dai russi) e la dichiarata volontà azera di aumentare le forniture di gas verso i Paesi vicini e l'Europa, minacciando così la preminenza energetica del Cremlino nell'area. La ripresa del conflitto nella zona contesa è però determinata anche da fattori prettamente militari, riguardanti la guerra in Ucraina. Senza dimenticare il "grande quadro", che vede l'Armenia protetta dalla grande sorella maggiore russa.
L'offensiva dell'Azerbaigian - In contesa armata pressoché perenne dal novembre 2020, Armenia e Azerbaigian hanno conferito una decisa svolta tattica e di potenza offensiva alla guerra dal 13 settembre. Le Forze armate azere hanno deciso di fare sul serio, penetrando con molte truppe fin dentro il territorio armeno e infliggendo notevoli perdite agli avversari. L'obiettivo di Baku è di aprire un varco terrestre verso la regione autonoma del Nahçıvan, separata dal resto del territorio azero dalla provincia armena di Syunik. Dopo la parziale conquista azera del Nagorno-Karabakh, è questo il nuovo pomo della discordia lanciato sul tavolo del banchetto caucasico, sempre più centro nevralgico globale assieme all'Ucraina.
Perché ora? - Ma perché l'Azerbaigian ha deciso proprio ora per l'inasprimento del conflitto contro l'Armenia? Il motivo principale è evidente: approfittare delle estreme difficoltà della Russia, travolta dalla controffensiva ucraina nell'oblast di Kharkiv e pertanto non in grado d'intervenire con efficacia nel Caucaso. A bloccare un possibile aiuto militare russo in favore degli armeni è anche la volontà di Putin di non volersi inimicare la Turchia di Erdogan, alleata dell'Azerbaigian. Quest'ultimo ha seguito in un certo senso il modello turco in Siria, creando una zona di sicurezza sul solo nemico.
Il conflitto per il Nagorno-Karabakh - Armenia e Azerbaigian avevano concordato la tregua a novembre 2020, dopo una guerra durata sei settimane. Guerra che ha visto prevalere Baku, con Erevan costretta a fare pesanti concessioni territoriali. E che ha visto la Russia scendere in campo per mediare tra i due contendenti e dislocare a tal scopo migliaia di soldati nel Nagorno-Karabakh, tuttora sul luogo, col compito ufficiale per mantenere la pace. I nuovi sconti sono avvenuti non propriamente all'interno territorio conteso, per quanto non lontano da lì. Armenia e Azerbaigian si rimbalzano le accuse su chi ha fatto la prima mossa per la ripresa della guerra.
Cos'è il Nagorno-Karabakh - Il Nagorno-Karabakh è una zona montuosa dell'Azerbaigian, Paese a maggioranza musulmana, popolata in grande maggioranza da cittadini armeni e fedeli cristiani. Il territorio si è autoproclamato indipendente nel 1991, dopo il crollo dell'Urss, senza però ottenere alcun riconoscimento a livello internazionale. Questa mossa è alla base della contesa armata fra i due Stati, inaugurata dal primo conflitto azero-armeno tra il 1992 e il 1994. Nel Nagorno-Karabakh e al confine fra i due Paesi gli scontri e le scaramucce non si sono praticamente mai fermati, fino alla ripresa della guerra vera e propria di due anni fa.
Il ruolo della Russia - Oltre a essere un alleato storico dell'Armenia, uno dei sei membri dell'alleanza militare del Csto, la Russia intrattiene però rapporti anche con l'Azerbaijan. Quest'ultimo è infatti un importante fornitore di materie prime, oltre a coltivare legami culturali con Mosca. Un esempio su tutti: nel 2001 a Baku è stato eretto un monumento ad Aleksandr Puskin, in occasione del decimo anniversario dell'indipendenza dell'Azerbaigian. Entrambi gli Stati caucasici sono stati parte dell'Unione Sovietica.
Erdogan: inaccettabili violazioni da parte dell'Armenia - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che l'Armenia ha violato, in modo "inaccettabile", accordi presi con l'Azerbaigian dopo il conflitto del 2020. "La situazione attuale è il risultato di violazioni da parte dell'Armenia degli accordi raggiunti dopo la guerra che è stata vinta dall'Azerbaigian, lo riteniamo inaccettabile", ha affermato il presidente turco, come riporta l'agenzia Anadolu, commentando gli scontri in corso da due giorni tra le forze di Baku e Yerevan. "Il mondo intero sappia che, come sempre, stiamo dalla parte dei nostri fratelli dell'Azerbaigian", ha dichiarato Erdogan aggiungendo che "questa situazione avrà ovviamente conseguenze per l'Armenia che non solo non si attiene alle condizioni degli accordi firmati ma costantemente mostra un atteggiamento aggressivo".