Quantasei anni lui, quaranta lei, aspetto curato ma semplice, incensurati e dalla vita specchiata, senza sfarzi ed eccessi. Giuliano Rossini e Silvia Fornari sono i due coniugi del Bresciano arrestati nell'operazione congiunta dei carabinieri di Brescia e della guardia di finanza che ha portato a sgominare un giro di "denaro sporco". Nei terreni della coppia, in Franciacorta, sono stati trovati sotterrati oltre 8 milioni di euro in contanti. I due, stando alle accuse, sono ritenuti al vertice dell'associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale e all'emissione di fatture per operazioni esistenti.
L'associazione a delinquere - Con Rossini e Fornari, che, rientrando dall'estero, si sono consegnati in carcere, lui a Cremona, lei a Verziano, (Brescia), e sono in attesa di essere ascoltati dal gip di Brescia, sono coinvolti anche il figlio di 22 anni e una zia materna, oltre a 77 persone iscritte nel registro degli indagati, 22 delle quali arrestate.
Secondo le indagini, partite nel 2019, il gruppo avrebbe emesso fatture false per oltre 500 milioni di euro, evadendo 93 milioni di imposte.
Il modus operandi della coppia - Come riferisce Il Corriere della Sera, per il gip Rossini è "il dominus" dell'affare illecito. Braccio destro e "pari grado", la moglie, che per gli inquirenti avrebbe passato almeno gli ultimi quattro anni a occuparsi in azienda "direttamente e personalmente della creazione di fatture false fornendo un contributo materiale fondamentale per la stessa vita dell’organizzazione".
Per chi indaga, riporta il quotidiano milanese, la donna spesso avrebbe affidato ad altri indagati il compito di contattare gli acquirenti per i pagamenti. Avrebbe poi controllato i conti e gestito personalmente l'ufficio occulto di Gussago e "i trasferimenti dei bonifici ricevuti dai clienti a pagamento delle fatture", appunto, sui conti all'estero, dall'Europa dell'Est a Hong Kong.
L'accusa è che insieme al marito avrebbe costituito "imprese individuali e società cartiere al solo fine di emettere fatture per operazioni inesistenti a copertura degli acquisti di materiale ferroso e non, in nero, individuando prestanome, strutture e mezzi per dare loro una parvenza di operatività".
Una vita senza sfarzi - I due coniugi da alcuni mesi vivevano, dunque, all'estero, tra l'Austria e Panama, e si sono costituiti solo nelle scorse ore. Hanno già fornito al proprio legale le prime ammissioni e davanti al gip sono intenzionati a confessare il vorticoso giro di fatture false.
Incensurati, avevano un'esistenza di basso profilo, senza sfarzo, auto di lusso, vacanze esotiche. Si concedevano giri in bicicletta e passeggiate in montagna, come testimoniano le foto-ricordo sulle loro pagine social. Utilitarie in garage, niente serate mondane. Eppure sono accusati di essere la mente di questa fabbrica di documenti fiscali fasulli che ha prodotto almeno 8 milioni di euro in contanti, fiutati dai cani cosiddetti "cash dog" della guardia di finanza nel loro giardino.
In attesa dell'interrogatorio - Seguendo il fiuto infallibile dei segugi, le fiamme gialle, di scavo in scavo, hanno recuperato quel tesoro che dovrà essere ora giustificato dalla coppia. Gli 8 milioni di euro in contanti, in tagli da 20 e 50, pochi quelli da 100, erano all'interno di sacchi sottovuoto per la spazzatura e fusti chiusi ermeticamente.
Ora le indagini dovranno dimostrare se marito e moglie sono a capo di una presunta associazione per delinquere oppure sono solo i prestanomi di qualche organizzazione criminale di più alto livello.