I jet privati finiscono nel mirino - o sarebbe meglio dire nel radar - di ambientalisti e politici in giro per il mondo. Il cielo si divide tra chi lascia like a profusione di fronte a scalette e pasti iper esclusivi e chi invece accusa le grandi star e i super ricchi di usare questi voli anche per coprire distanze che sarebbero a portata di taxi, con evidenti ripercussioni sull’ambiente. Ma la scia di polemiche è ben visibile, negli Stati Uniti, in Italia e soprattutto in Francia.
Secondo uno studio della ong Transport et Environnement, il 50% delle emissioni generate dall’aviazione è causato solo dall’1% dei passeggeri, spesso super ricchi con un patrimonio medio da €1.300.000.000. Questi ultimi, attraverso l’uso di aerei privati tendono a inquinare per persona da 5 a 14 volte di più di un passeggero su un aereo di linea. E questo è dovuto naturalmente al fatto che i voli commerciali trasportano centinaia di persone alla volta con un unico mezzo. Ma c’è di più, perché per percorrere tratte inferiori ai 500 km, in Europa c’è il doppio delle possibilità di veder viaggiare un piccolo velivolo piuttosto che un grande Boeing o airbus. Cioè i voli privati intervengono sulle distanze in cui sono più inefficienti, perché la stessa tratta potrebbe essere percorsa con auto o treni. Ed è stato calcolato che il trasporto su rotaia nella fattispecie inquina pro capite 50 volte meno di un jet privato. In generale l’impatto di questi ultimi per un’ora di volo è stato calcolato in due tonnellate di CO2. Un adulto con tutte le sue attività ne produce poco più di otto in un anno intero.
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Il report prova a offrire anche spunti per rendere il settore più sostenibile e come prima ricetta propone una tassazione più elevata del cherosene o il pagamento di quote per la produzione di CO2. Due ambiti al momento detassati, su cui invece c’è regolamentazione ferrea per le compagnie di linea. Sarebbe utile, come si sta discutendo in Francia, vietare o rendere sconvenienti i jet privati per coprire distanze che potrebbero essere percorse in modo più sostenibile, con un aggravio orario non superiore alle due ore e mezza. E comunque spingere dal 2030 in poi a permettere il volo solo agli aerei privati alimentati a idrogeno o elettrici, tecnologie in fase avanzata di implementazione.
Resta un’ultima raccomandazione che va più o meno sempre bene ma su cui non sempre si può fare affidamento: il buon senso.