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Cellulari vietati in classe in un liceo bolognese: "Gli alunni devono guardarsi in faccia e relazionarsi tra loro"

I 530 studenti del Liceo Malpighi li potranno riavere solo al termine delle lezioni. La decisione è stata presa all'unanimità dal collegio dei docenti 

Stop ai cellulari in classe, lo si consegna al professore, che lo chiude a chiave in un armadietto all'inizio delle lezioni e lo riconsegna al proprietario dopo l'ultima campanella. La decisione, presa al liceo Malpighi di Bologna, vede coinvolti 530 studenti: faranno a meno dei loro smartphone per tutte e sei le ore di lezione. 

La decisione - "I nostri studenti - spiega la rettrice della scuola, Elena Ugolini - in questi anni di didattica a distanza hanno capito quanto sia importante la presenza, la relazione. Con questa proposta gli chiediamo di guardarsi in faccia, di stare concentrati su quel che fanno e di lavorare insieme". La decisione di bandire i cellulari è stata approvata all'unanimità dal collegio dei docenti e inserita nel regolamento d'istituto. Già erano presenti sanzioni nel caso di utilizzo improprio del telefono. 

Secondo l'istituto gli smartphone, oltre a distrarre gli alunni, ostacolerebbe anche i rapporti umani. "In questi anni di didattica a distanza i ragazzi hanno capito quanto sia importante la presenza, la relazione. Con questa proposta gli chiediamo di guardarsi in faccia, di stare concentrati su quel che fanno e di lavorare insieme" continua la rettrice. 

Scuola e tecnologia - "Desideriamo che la scuola, dopo tutto quello che abbiamo vissuto, sia davvero un luogo dove si sperimenta, si impara, si fa ricerca e si utilizza il digitale quando serve, non perché si è creata una dipendenza da cui non ci si riesce a staccare" dichiara Elena Ugolini. Senza cellulari, dunque, ma non senza le Lim (lavagne multimediali) o i computer per la didattica online.

Per il momento si tratta di una sperimentazione, pronti a fare marcia indietro qualora la prova non dovesse dare gli esiti sperati. Non è la prima volta che si tenta questa via, già nel 2021 era stato introdotto il medesimo divieto su scala ridotta (in una sola classe). "I ragazzi hanno visto la differenza. All'inizio erano un po' agitati, poi si sono resi conto di essere più presenti al lavoro in classe e alla relazione con i compagni", rivela la rettrice Ugolini.

Per quanto riguarda la reazione dei genitori, la scuola chiarisce che esiste un patto di corresponsabilità firmato con loro.

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