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Si torna in classe, con regole anti-Covid più “permissive”. Ma le scuole potrebbero non essere pronte a una nuova ondata

Dal 12 al 19 settembre tutti gli alunni torneranno in aula con maggiori libertà rispetto agli scorsi anni. Ma, in caso di nuove restrizioni, molte scuole sarebbero impreparate

Scatta ufficialmente l’ora x. Dopo l’antipasto servito il 5 settembre dalla Provincia autonoma di Bolzano, lunedì 12 settembre la maggior parte degli studenti italiani torna sui banchi. E, fatta eccezione per gli alunni di Sicilia e Valle d'Aosta (che ripartiranno solo il 19), nel giro di pochi giorni praticamente tutti saranno di nuovo in classe.

In totale, nelle scuole statali, si tratta di 7.286.151 ragazze e ragazzi, così suddivisi: 821.970 nella scuola dell’infanzia, 2.260.929 alla primaria, 1.557.403 nelle scuole medie, 2.645.849 alle superiori. Che andranno a occupare 366.310 classi.

Da dove riparte la scuola?

Ma, più che sui numeri, i fari sono puntati su come si svolgeranno le giornate di lezione. L’anno scolastico 2022/2023, infatti, riparte con delle regole che assomigliano tanto a quelle dell’era pre-Covid. Il protocollo anti-contagio introdotto a settembre 2020 sembra un lontano ricordo: niente più obbligo di mascherina, niente distanziamento in classe, niente Didattica a distanza (neanche per i positivi). Ma non è detto che, con l’arrivo della stagione più favorevole alla circolazione del virus, le cose cambino e qualcosa venga ripristinato.

In quel caso, le scuole sarebbero pronte a tornare a una situazione di pseudo-emergenza? Non proprio, specie se nel frattempo non si sarà messa mano alle varie criticità emerse nel recente passato. A evidenziarlo il portale specializzato Skuola.net che, riprendendo gli ultimi monitoraggi sull’argomento, effettuati sul finire dello scorso anno scolastico, ha provato ad anticipare cosa dobbiamo aspettarci in caso di un parziale passo indietro. Perlomeno nelle scuole medie e superiori, oggetto delle varie indagini.

Il distanziamento che non c'è

Proprio la questione “distanziamento” sembra quella che, potenzialmente, potrebbe destare le maggiori preoccupazioni. In base a quanto raccontavano i ragazzi solo pochi mesi fa, in quasi 1 classe su 2 garantire una distanza interpersonale di almeno un metro tra un alunno e l’altro - come dettava il protocollo - era praticamente una chimera: così per il 46% degli alunni intercettati. E un altro 28% diceva di essere al limite, a occhio era una questione di centimetri. Alla fine, dunque, appena 1 su 4 aveva abbastanza spazio intorno. Facile immaginare che le cose, durante l’estate, non siano cambiate.

Per cambiare l'aria si punta sul fai-da-te

Una soluzione per aggirare il limite strutturale dei nostri istituti, però, ci sarebbe. Puntare sui sistemi meccanici per il ricambio dell’aria o perlomeno sul controllo della qualità dell’ambiente. Come è stato dimostrato da più di uno studio scientifico, infatti, una corretta aerazione delle classi è l’arma numero uno per abbattere i contagi in ambiente scolastico. Ma, stando a riscontri che provengono dalle scuole, sarebbe meglio non contarci più di tanto: a giugno, appena il 5% degli alunni riportava che nella propria classe c’era un sistema automatico di ricircolo dell’aria.

Forse anche per questo l’ultimo protocollo dedicato al tema consiglia, in via prioritaria, di fare ricorso al più classico dei metodi: tenere le finestre aperte, cosa che effettivamente l’anno scorso avveniva in 9 casi su 10. Resta da vedere, come sempre, in che modo ci si organizzerà quando le temperature si faranno più rigide. E sarà un problema soprattutto di quel 40% che aveva le finestre spalancate tutto il giorno. Un po’ meglio, invece, dovrebbe andare all’altro 50%, che apriva porte e finestre solo al cambio d’ora.

Sui mezzi pubblici il virus sembra appartenere al passato

E poi c’è una questione che non “entra” direttamente in classe ma che incide profondamente sul buon andamento dell’anno scolastico: la situazione dei trasporti pubblici. Al momento, l’obbligo di indossare la mascherina (FFP2) a bordo resterà in vigore solo un altro paio di settimane, fino al 30 settembre. Già da mesi, però, tale prescrizione molto spesso è come se non esistesse: nell’ultima rilevazione effettuata tra gli studenti nel corso della scorsa primavera solamente un terzo (33%) viaggiava su mezzi in cui più o meno tutti indossavano le mascherine indicate; tutti gli altri vedevano soprattutto mascherine chirurgiche e tante bocche scoperte. Mezzi che, peraltro, erano quasi sempre affollati. Un’incognita non da poco, dato che circa la metà degli studenti all’epoca utilizzava il trasporto pubblico per andare a scuola. E con la normalizzazione della situazione i numeri potrebbero crescere ulteriormente.

“C’è da augurarsi che la pandemia non riprenda vigore, perché alcune misure di contrasto previste in caso di peggioramento della situazione, oggi come lo scorso anno, sarebbero de facto non praticabili in tutte le scuole: il distanziamento di un metro, infatti, sarebbe impossibile, a detta degli studenti, in una classe su due. Anche la qualità dell’aria negli ambienti scolastici, che è il principale strumento di contrasto alla trasmissione del Covid in classe, sarà, nella stragrande maggioranza dei casi, affidata alla semplice apertura delle finestre senza avere riscontri strumentali sulla necessità o meno. Sono ancora mosche bianche i sistemi di trattamento dell’aria o i rilevatori di CO2, che permetterebbero di ricambiare l’aria solo quando c’è l’effettiva necessità”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

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