LA DISTRIBUZIONE DEI SEGGI

Elezioni, collegi uninominali e plurinominali: che cosa significa

L'attuale legge elettorale, il Rosatellum, prevede un sistema misto. Vediamo di che si tratta

© Ansa

Il 25 settembre circa 50 milioni di cittadini italiani voteranno per rinnovare la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica. E questa tornata elettorale sarà, dopo le elezioni politiche del 2018, la seconda con la legge elettorale "Rosatellum". La norma approvata nel 2018 è rimasta la stessa, ma con la riforma costituzionale del 2020 che ha ridotto il numero dei parlamentari (da 630 a 400 per la Camera e da 315 a 200 per il Senato) sono cambiati i collegi, ovvero le aree geografiche in cui il territorio è diviso.  E, con questa modalità, un terzo degli eletti è individuato con il metodo uninominale, mentre i restanti due terzi con quello plurinominale: ecco che significa e come funzionano con il Rosatellum.

Che cos'è il collegio elettorale - È una porzione di territorio che racchiude più comuni - o anche più quartieri nelle città più popolate - confinanti. È la base su cui la legge si muove per ridurre milioni di voti e "trasformarli" per arrivare all'elezione dei 400 deputati e 200 senatori.

Collegi uninominali e plurinominali - I collegi possono essere uninominali e plurinominali. Per le elezioni alla Camera dei Deputati il territorio italiano è stato suddiviso in 28 circoscrizioni elettorali: 14 confluiscono con una Regione, mentre le altre con una o più province delle 6 regioni più popolate.  Per il Senato, invece, le circoscrizioni sono 20 e seguono esattamente la divisione regionale. A ogni regione, a seconda del numero di abitanti, sono assegnati un numero variabile di collegi plurinominali e per ogni collegio plurinominale sono indicati uno o più collegi uninominali. La differenza tra i due ce la suggerisce la terminologia stessa: si chiamano uninominali i collegi in cui si elegge un solo rappresentante, plurinominali quelli in cui se ne elegge più di uno. I collegi uninominali vengono assegnati con il metodo maggioritario: il candidato più votato, che ottiene anche solo un voto in più, si prende l'unico seggio in palio. I collegi plurinominali, invece, si assegnano con il proporzionale: in questo caso il numero può cambiare da uno a otto, in base alla popolazione residente nell’area del collegio, e sono distribuiti tra i partiti in proporzione ai voti che hanno ottenuto. In base a questo metodo, ad esempio, la lista che ottiene il 20% dei voti, avrà conquistato il 20% dei seggi.

La distribuzione dei seggi dopo il taglio dei parlamentari - Con il referendum del 2020, che ha previsto un netto taglio del numero dei parlamentari, il 37% dei rappresentanti verrà eletto con il sistema maggioritario nei collegi uninominali (146 alla Camera e 74 al Senato), il 61% con il sistema proporzionale nei collegi plurinominali (245 alla camera e 122 al Senato) e il restante 2% con il voto dall’estero, con un sistema proporzionale con voto di preferenza su base circoscrizionale.

Si può votare il candidato preferito? - Le preferenze possono essere espresse solo dagli elettori che votano dalla circoscrizione estero, mentre in Italia i collegi uninominali sono assegnati a un solo candidato. Per i seggi distribuiti con il sistema proporzionale partiti o coalizioni presenteranno un elenco di candidati in liste bloccatequesto significa che non possiamo esprimere una preferenza precisa e, quindi, non possiamo scegliere il nome che vogliamo. Una volta arrivati in cabina elettorale potremo votare solo quelle persone già scelte e messe in lista dalle segreterie dei partiti e inseriti nelle liste bloccate. 

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