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Coppia: il tempo cura le ferite? Dipende anche da noi

I dispiaceri affettivi, come i traumi fisici, guariscono se vengono curati nel modo giusto

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Si dice che il tempo sia la medicina capace di curare tutte le ferite. In un certo senso è vero, sia per il corpo sia per lo spirito, ma in entrambi i casi occorre sottoporsi alla giusta terapia, altrimenti il passare del tempo non segna alcun progresso e, anzi, può rendere la guarigione più complicata e trasformare la malattia in dolore cronico. Certo è indispensabile una prima fase passiva di “riposo”, in cui smaltire l’impatto del trauma, ma dopo occorre agevolare la guarigione con una serie di misure adatte, senza le quali il tempo da solo può non essere sufficiente. 

LE FERITE DELL’ANIMA – Una storia finita male, un distacco traumatico, una delusione profonda procurano un dolore molto simile a quello di una ferita fisica. E, proprio come facciamo quando ci facciamo male nel corpo, dobbiamo adoperarci innanzi tutto perché il trauma possa essere riassorbito. Ad esempio, dobbiamo mantenere la parte danneggiata in condizioni di riposo, magari con una fasciatura, in attesa che i tessuti si rimarginino al riparo da infezioni, e dopo, dobbiamo riabilitare la zona convalescente fino a che la guarigione non è completa. Con il dolore dell’anima, il percorso è molto simile: in una prima fase, il trauma ha anche sintomi fisici, tanto che spesso non riusciamo a mangiare, a dormire, siamo sempre stanchi e sofferenti. In questo caso, per prenderci cura della nostra ferita dobbiamo ascoltare il nostro cuore e i nostri sentimenti, analizzarli e cercare di trovare conforto, alla ricerca di un nuovo equilibrio. Non serve a niente, invece, la recriminazione, la rabbia che si autoalimenta, il crogiolarsi nel rimpianto fine a se stesso. 

SE IL DOLORE È TROPPO GRANDE – Se il dispiacere per una perdita è davvero profondo e intenso, è possibile che occorra molto tempo per sanare questa ferita ed è anche possibile che il dolore non guarisca mai del tutto. Il percorso in questo caso è simile a quello di elaborazione di un lutto: la persona che abbiamo perso non smetterà mai di mancarci, ma potremo elaborare il nostro dispiacere interiorizzando la sua presenza accanto a noi come una forza buona che ci accompagna nella vita: in questo modo riusciremo a guardare di nuovo davanti a noi con serenità.

LA CONVALESCENZA – Sempre mantenendo il confronto tra una ferita fisica e una spirituale, quando i tessuti hanno cominciato a guarire, occorre rimettere in movimento la parte danneggiata per ripristinarne la funzionalità. Se ci siamo rotti un braccio, ad esempio, una volta tolto il gesso dobbiamo recuperare a poco a poco la sua mobilità e la piena efficienza: faremo ad esempio della fisioterapia o una ginnastica riabilitativa fino a che non avremo recuperato del tutto. Lo stesso accade per il dispiacere dell’anima: dopo la prima fase acuta, in cui è giusto e necessario rinchiudersi in se stessi per “assorbire il colpo”, è necessario passare a una convalescenza spirituale, in cui ricominciamo a uscire e a rimettere alla prova le nostre forze. Nel caso di un dispiacere sentimentale, ha ragione chi ci spinge dopo un po’ a uscire dal guscio, tornare a incontrare altre persone, magari aprirsi alla possibilità di un nuovo incontro. I primi tempi è giusto agire con cautela, per non esporci subito al rischio di altri dispiaceri, ma è bene anche cominciare a mettere alla prova le nostre forze e le nostre energie, per ritrovarle del tutto. 

PER AIUTARE LA GUARIGIONE – Ma che fare, mentre aspettiamo che le ferite interiori guariscano pian piano e le energie vitali tornino a fluire nel nostro spirito ancora sofferente? Ecco qualche piccola strategia di sopravvivenza quotidiana, da mettere in atto se lui ci ha lasciate. 
-    Smettiamo di nominare il nostro ex e di chiederci “che cosa avrebbe detto o fatto” in ogni situazione della giornata.
-    Per non idealizzarlo troppo, facciamo un elenco delle cose che non funzionavano e che ci davano dispiacere quando eravamo insieme, compresi i suoi peggiori difetti.
-    Ripartiamo da noi stesse: anche nei momenti più critici, non possiamo fare altro che fare appello alle nostre forze interiori e ripartire dai nostri interessi, da quello che ci ha sempre dato gioia. Ricominciamo da lì e in qualche tempo il cammino diventerà più facile.
-    Teniamoci occupate: dedichiamoci al nostro lavoro, agli amici, allo sport. Avere la mente impegnata ci impedirà di rimuginare troppo e ci aiuterà a pensare positivo. 

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