A San Marino, l'aborto non è più un reato. A quasi un anno dal referendum sulla legalizzazione dell'interruzione volontaria di gravidanza (che si era svolto il 26 settembre 2021), il Consiglio Grande e Generale, l'organo parlamentare sammarinese composto da 60 deputati, ha approvato mercoledì in seconda lettura la proposta di legge scaturita dalla consultazione popolare. Trentadue i voti favorevoli, sette i contrari e dieci gli astenuti. San Marino era uno dei pochi Stati in Europa in cui era ancora reato abortire.
La norma - Nella norma, Legge 21, c'è l'obbligo del passaggio attraverso il consultorio per tutte le donne che scelgano di abortire entro la dodicesima settimana di gravidanza. Con la sola possibilità di optare per un incontro da remoto, attraverso uno schermo. Non è passato un emendamento che voleva rendere questo accesso facoltativo, per tutelare libertà di scelta e privacy.
"Festeggiamo, ma dobbiamo essere consapevoli che è un punto di partenza", è stato il commento dell'Unione donne sammarinesi, promotrice del referendum. Ad approvazione sancita, le donne del movimento, provenienti da tutti gli schieramenti politici del Paese si sono ritrovare in Piazza della Libertà e davanti a Palazzo Pubblico per festeggiare. "Ci voleva l'organizzazione e la forza di Uds per farcela, tutte assieme, anello di una catena emancipatoria che parte da lontano e non si ferma qui, non si ferma più. Ce la intestiamo tutta", ha commentato su Facebook Vanessa Muratori, ex parlamentare e prima donna in politica a intraprendere quasi 20 anni fa la battaglia per l'aborto.
Il referendum di settembre 2021 - Nel referendum indetto a settembre per depenalizzare l'aborto aveva stravinto il sì (il 77,30% degli elettori ha approvato la legalizzazione). L'affluenza era stata del 41,11%.
Prima della legge - A San Marino, le donne non potevano abortire nemmeno se in pericolo di vita e l'interruzione di gravidanza era per il codice penale nazionale un reato punito con la reclusione da tre ai sei anni.